Caro amico,
chi ti scrive è un gruppo di persone che ha avuto la grazia di incontrare don Giussani e i suoi collaboratori più stretti e che, da questo incontro, ha avuto la vita cambiata, come molto probabilmente sarà accaduto anche a te.
Riteniamo che don Giussani rappresenti un dono alla Chiesa di valore inestimabile, oggi ancora più attuale, incontrabile attraverso i suoi scritti, che narrano un’esperienza accaduta, tramite coloro che hanno vissuto a più stretto contatto con lui, e quanti sono fedeli al suo metodo. Ma soprattutto riteniamo che rappresenti, per noi, ogni giorno, una sorgente di fede e vita nuova della quale non possiamo fare a meno per il gusto della vita, per un’adesione ragionevole e libera a Gesù, e perché la Sua Chiesa sia presente tra gli uomini.
È in virtù di questa esperienza di corrispondenza che sentiamo tutta la responsabilità di essere un’“avanguardia della missione”, di quello che don Giussani stesso ha definito essere Movimento: «Uno che ha una fede anche in modo semplicemente implicito non può non conservare la fiducia nell’umano; deve perciò preoccuparsi della gente che lo circonda e diventare presenza per chiunque gli stia vicino; e, innanzitutto, per il marito, la moglie, i figli, gli amici di scuola, i compagni d’università e di lavoro.» (il senso della nascita, dialogo tra Giovanni Testori e Luigi Giussani, Edit 1980). Quindi per il mondo intero.
Proprio perché fragili peccatori, noi vogliamo aderire a questo Ideale Vivente che non siamo ancora e offrire a ciascun compagno di strada la possibilità di incontrare Gesù vivo e presente tra i suoi, attraverso le tre dimensioni della cultura, della carità e della missione, in una «comunione vissuta, come dimensione ed esigenza fondamentale della persona, che rende quotidiana la memoria dell’avvenimento di Cristo, trasfigurando l’esistenza fino a incidere, secondo tempi e modi adeguati, sull’intera società.» (art. 2 dello statuto della fraternità di comunione e liberazione)
In ragione di questo sentire, vediamo con preoccupazione e non ci riconosciamo in quella riduzione intimistica e tutta emozionale che viene proposta recentemente dai responsabili di CL come ripresa delle origini del movimento.
Non condividiamo la loro spasmodica ricerca del consenso dei media, «come certa teologia post-conciliare (...) volontariamente cortigiana e serva della mentalità egemone. E non si accorgono che quel laicismo che mette loro tanta soggezione e bisogno di riverirlo, è in agonia, assieme a tutta la modernità nata dall’illuminismo settecentesco...» (Luigi Giussani a Vittorio Messori in inchiesta sul cristianesimo, Mondadori, 2003). Ricerca di consenso del mondo che va a scapito di una presenza concreta e visibile negli ambienti con un giudizio originale e incontrabile da tutti.
Non accettiamo che la nostra storia sia ridotta a una lettura superficiale che la squalifica e la degrada a ricerca “di briciole di potere” o di egemonia.
Rifiutiamo la contrapposizione tra militanza e testimonianza, quasi fossimo stati un partito, perché, al contrario, la massima espansione missionaria del Movimento è avvenuta proprio nel periodo della presunta militanza, mentre gli ultimi anni, quelli della presunta testimonianza, segnano una drammatica sparizione del Movimento dal mondo giovanile, e dagli ambienti, con un’emorragia dolorosa di persone.
Non abbiamo certo bisogno di un nemico per sapere chi siamo e a Chi apparteniamo, ma sappiamo bene quanto il nemico della presenza di Cristo nel mondo operi «nei padroni della cultura, che hanno ancora il dominio delle menti e delle coscienze e che hanno prodotto l’opera di scristianizzazione avvenuta in questo dopoguerra.» (Augusto del Noce al Meeting del 1989).
Non vogliamo neppure che l’esperienza generata dal servo di Dio Luigi Giussani sia lo spunto per la riedizione di una “scelta religiosa” che produsse e che produce oggi una fede disincarnata e ridotta a opinione, quando, invece, «“L’uomo spirituale, cioè l’uomo che ha accolto il vero, giudica tutto e non è giudicato da nessuno” (S.Paolo). E allora uno ha voglia, come lui diceva di ‘menar le mani’, cioè di prendere rapporto con tutto per confermarsi e verificare la propria posizione, per rendere più vera la propria posizione, cioè per dilatare la propria dimora e per affrontare la menzogna, là dove c’è. Questa è la fede che diventa sfida al mondo: “Questa è la vittoria che vince il mondo, la fede” (1 Gv 5,4).»(Luigi Giussani, certi di alcune grandi cose. 1979-1981, BUR, 2007).
Da queste ragioni è sorto il desiderio di verità che ci ha fatto riconoscere in un comune sentire e che ci muove a essere testimoni dinanzi al mondo intero della bellezza dell’appartenenza a questa storia che Dio ha voluto donare alla Chiesa. Ci vogliamo incontrare per ri-conoscerci con tutti coloro che hanno la nostra stessa esigenza di vivere integralmente la sequela del carisma di don Giussani e che hanno a cuore la verità della propria esperienza personale e comunitaria.
L’incontro vuole essere un inizio, se e come Dio vorrà, di un rapporto stabile di aiuto concreto a seguire il carisma nelle circostanze in cui ci troviamo, rapporto di cui decideremo liberamente assieme le dovute forme. Un caro saluto.
Mauro Aluigi (Rimini),
Giuseppe Argelli (Rimini),
Leonardo Bisica (Milano),
Massimo Buonocore (Sorrento),
Giorgio Canu (Sassari),
Giampaolo Cerri (Como),
Isabella Elli (Altopascio, Lucca),
Maria E.Frontali (Faenza),
Alessandra Galimberti (Milano),
Alessandra Gianni (Siena),
Giancarlo Guasco (Torino),
Paola Iannetti (Como),
Annagrazia Internò (Como),
Gerardo Luciano (Lucca),
Fabio Luti (Rimini),
Marco Masè (Verona),
Matteo Montevecchi (Rimini),
Assuntina Morresi (Perugia),
Marco Paglialunga (Siena),
Benedetta Pari (Bologna),
Jacopo Parravicini (Milano),
Matteo Poggiali (Milano),
Paolo Preti (Milano),
Pasquino Ricci (Arezzo),
Fabio Scaffardi (Firenze),
Alessandro Sandroni (Pesaro),
Matteo Sanvito (Milano),
Massimo Sanvito (Biassono, Monza),
Silvana Sironi (Milano),
Antonio Socci (Siena),
Lele Tiscar (Como),
Michele Trotta (Civitavecchia),
Daniele Zaia (S. Paolo, Asti)
di Comunione e Liberazione
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domenica 4 settembre 2016
Radio Monte Grappa: Lettera agli Amici
Coloro che hanno scritto questa lettera stanno cercando, con le unghie e con i denti, di restare insieme ed attaccati ad una realtà che non vedono più (è lodevole come cosa), ora bisogna vedere se "la cl" tenterà di staccarseli di dosso perché fanno troppo male o se allungherà una mano per aiutarli.
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