mercoledì 28 settembre 2016

Radio Monte Grappa: Giudizio su Bologna

"Il mio modo di presentare il cristianesimo
 cerca il senso e le ragioni di quel che dice.
 E non si accontenta di accettar niente,
 se non ne ha capito il senso
 e non ne ha ricercate le ragioni”.

Luigi Giussani (Dal temperamento un metodo, BUR 2002) 


Possiamo dirlo con franchezza: la giornata al Santuario della Madonna di San Luca a Bologna, lo scorso 25 settembre, è stata un avvenimento!

Un avvenimento, non per ciò che ne seguirà, perché questo rimane nelle mani di Dio, ma per l’eccezionalità di quello che abbiamo ascoltato e vissuto, per la corrispondenza che ha mostrato avere alla nostra sete di felicità e verità.

I tanti messaggi e mail di chi è tornato lieto a casa lo dimostrano senza equivoci. Eppure, quanta malevolenza aveva sollevato la sua semplice convocazione! Anatemi verso i firmatari della lettera, accuse, ostilità… sebbene pochissimi dei critici avessero veramente letto la nostra lettera di invito.

Ma cosa è accaduto di eccezionale a Bologna? Abbiamo toccato con mano che quello che abbiamo di più caro, Gesù, anche in questo tempo cupo che viviamo, è una presenza viva e misteriosamente presente, capace di con-muovere, illuminare la vita e sollecitare la libertà di ciascuno.

Viene a mente il racconto dell’Anticristo di Solovev...
“L’imperatore si rivolse ai cristiani dicendo: ‘Strani uomini... ditemi voi stessi o cristiani, abbandonati dalla maggioranza dei vostri fratelli e capi, che cosa avete di più caro nel cristianesimo?’. Allora si alzò in piedi lo Staretz Giovanni e rispose con dolcezza: ‘Grande sovrano! Quello che abbiamo di più caro nel cristianesimo è Cristo stesso! Lui stesso e tutto ciò che viene da Lui, giacché noi sappiamo che in Lui dimora corporalmente tutta la pienezza della Divinità!’” (V. Solovev, Il dialogo dell’Anticristo). 
È stato inevitabile constatare – con dolore – quel sentirsi abbandonati, anzitutto da chi avrebbe un compito di guida; abbiamo toccato con mano, ancora una volta, l’attuale situazione del Movimento, con una conduzione che ha abbandonato il metodo di don Giussani, che dimentica o rinnega la storia e cerca supporto nel potere mondano, abbracciandone la mentalità. E poi il dramma di una vita che si spegne perfino con la scomparsa di intere comunità.

Ma a Bologna abbiamo sperimentato, anche e soprattutto, una Presenza che non ci abbandona e che ha utilizzato la libertà e semplicità di alcuni per raggiungerci e chiamarci ancora uno per uno eppure insieme!

Adesso questa comune vocazione, questo riconoscerci compagni di strada, urge in noi la coscienza di una appartenenza reciproca. Ed è illuminante rileggere i primissimi albori del Movimento come li descrive Giussani:
“Iniziando il movimento, il primo giocato ero io. Per cui, quando affrontai i primi tre ragazzi in strada dopo la prima ora di scuola, dopo il primo giorno di insegnamento al liceo Berchet, andai a casa tutto preoccupato di me stesso: con quale responsabilità, con quale autocoscienza, con quale implicazione di me dovevo rispondere e corrispondere a quello che incominciavo ad intuire parlando loro! Capivo che non potevo rivederli il giorno dopo senza prendere posizione di fronte a questa dilatazione della questione: io appartenevo a quei tre ragazzi; appartenevo non a loro, ma all'unità con essi.” 
Ciò che ci tiene insieme, che fa – per Grazia - unità fra noi, è Colui che insieme ci ha chiamati: “Quello che abbiamo di più caro è Cristo stesso e tutto ciò che viene da Lui”.

È la sua presenza, mendicata nella preghiera e nella memoria e che prosegue dentro i volti di una storia sempre nuova, la cui strada non è decisa da noi, ma è nel disegno misterioso di un Altro.

Quella che mendichiamo è la Presenza di Cristo che dice a ogni uomo e a ciascuno di noi: “Donna, uomo, ragazzo, ragazza non piangere perché Io sono con voi, presente e vivo!” Di questa Presenza, che giudica la realtà, tutta la realtà, anche quella del Movimento, come del mondo intero, siamo chiamati a dare testimonianza, a tutti, ovunque ci capita di vivere. 

Anche se l’originalità di una presenza e di un giudizio inevitabilmente creano divisione: “Pour se poser, il s’oppose”. Ovunque e senza timore: la libertà in azione è scomoda e divide, ma anche stupisce e affascina. 

Nella lotta della vita vogliamo aiutarci a non smarrire lo scopo e a farci compagnia a tutti, con semplicità e autenticità, senza censurare nulla e senza sentire nessuno come estraneo. 

La testimonianza reciproca è la forma più efficace della carità. 


Lele Tiscar 
Antonio Socci 
Marco Paglialunga 
Giampaolo Cerri

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