venerdì 3 giugno 2016

Radio Monte Grappa: Si alla famiglia, no al referendum del governo Renzi

La famiglia è il primo corpo intermedio fra la persona e lo Stato. Proteggiamo i corpi intermedi.
Oggi la libertà della famiglia e dei corpi intermedi è in grave pericolo di fronte alla svolta autoritaria e centralista prevista dalla riforma della Costituzione voluta dal governo di Renzi e sottoposta a referendum nel prossimo ottobre.

La Costituzione italiana nasce nel secondo dopoguerra dopo il ventennio della dittatura fascista e prevede un bilanciamento dei poteri per impedire l’affermarsi di un esecutivo che possa mettere a rischio le libertà dei corpi sociali.

È una Costituzione che si fonda sul pluralismo dei partiti, che prevede e protegge i corpi intermedi, che scoraggia la concentrazione dei poteri in un solo partito e tanto meno in una sola persona. Non è il Decalogo, e probabilmente non rispecchia più la realtà del nostro tempo dopo la fine delle ideologie, non esistendo più nemmeno uno dei partiti che l’hanno scritta nell'Assemblea costituente. Tuttavia garantisce la centralità della famiglia, un certo equilibrio dei poteri e il rispetto delle libertà fondamentali. Davvero possiamo privarcene così incoscientemente?
La riforma prevista dal governo Renzi non è il frutto di un dibattito che ha coinvolto il Paese, ma si tratta del progetto di un governo non eletto che vuole attribuire troppi poteri a un uomo solo al comando, in nome della governabilità, della semplificazione e della presunta riduzione dei costi della politica.

Una riforma contro le libertà 
La riforma prevede l’eliminazione del bicameralismo con la riduzione del Senato a semplice rappresentanza degli interessi regionali, senza alcun potere legislativo. Le leggi di iniziativa del Governo potranno così essere approvate in 70 giorni, tramite una sola Camera, dove grazie al nuovo sistema elettorale (l’Italicum) il partito che avrà vinto le elezioni disporrà di una maggioranza schiacciante, che gli permetterà di fare passare senza alcuna opposizione qualsiasi legge. Inoltre, tutti i candidati capilista nelle circoscrizioni (100) saranno scelti dal segretario del partito di appartenenza, spostando così il potere dagli organi istituzionali alle mani del segretario-premier.
Con questo sistema un partito che avesse anche solo il 25% dei suffragi – vincendo il ballottaggio e contando sul cronico astensionismo – potrebbe diventare padrone del Parlamento, nominare 1/3 dei giudici della Corte Costituzionale, 1/3 dei membri del Consiglio Superiore della Magistratura, il presidente e l’amministratore della RAI, i vertici delle Forze Armate e delle Aziende controllate dallo Stato (Poste, Ferrovie etc…).

L’imposizione delle unioni civili
Vi ricordate la legge sulle unioni civili, imposta dal governo Renzi senza discussione parlamentare in nessuna delle due sedi del Parlamento, col voto di fiducia imposto per due volte dal governo dopo che il premier aveva negato che lo avrebbe mai usato per una legge così divisiva? Che cosa accadrà dei temi sensibili inerenti al diritto alla vita o al diritto dei genitori di fare educare i propri figli nella scuola che desiderano, senza per questo dovere pagare di più? In quanti giorni verrà approvata una
legge sull'eutanasia? E il gender nelle scuole come e da chi potrà essere contrastato in una Camera di deputati al servizio del premier? E se le adozioni da parte di coppie gay venissero imposte con un decreto, chi e come riuscirà a denunciare e organizzare una qualche opposizione parlamentare? Che cosa potrà accadere ai principi che sono le fondamenta delle istituzioni democratiche e delle libertà fondamentali?
La riforma prevede l’abolizione delle province, ma i poteri di queste amministrazioni verrebbero attribuiti ad altri enti superiori, concentrando ulteriormente il potere in poche realtà istituzionali, e garantendo un modestissimo risparmio economico soltanto sulla lunga distanza.
La riforma prevede anche la restituzione allo Stato di alcuni poteri che con la riforma del titolo V della Costituzione del 2001 erano stati trasferiti alle Regioni, ponendo fine così a quei piccoli provvedimenti federalisti introdotti dai governi negli ultimi vent'anni.
Insomma, siamo di fronte a una svolta autoritaria e statalista: un uomo solo al comando, un partito che può governare la nazione pur rappresentando una modesta minoranza degli italiani grazie a un sistema elettorale pericoloso, una sola Camera per rendere veloce l’iter delle leggi.

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