venerdì 15 aprile 2016

Conversazione al fronte: Intervista a John Waters: come la propaganda opera sulla massa

Qual è la situazione attuale dell'Irlanda dopo il referendum sui finti “matrimoni gay”?

Nei fatti, parlare delle questioni in questi termini non è propriamente accurato. Le campagne per raggiungere questo scopo, i suoi supporter, le comunità LGBT internazionali, celebrità del mondo del cinema e della musica ecc, tutti questi hanno parlato della legalizzazione del matrimonio gay in Irlanda. Ma questa è una descrizione inaccurata, che esprime solo una piccola parte di quello che è successo. Infatti, quello che è stato fatto in Irlanda è stato cambiare la definizione centrale di famiglia, partendo dal matrimonio, per conferire lo stesso valore legale e costituzionale di ciò che fino ad ora era dato ad un uomo e una donna, attraverso il matrimonio, ad una coppia composta da due uomini o due donne. Questa è la forma più radicale di “matrimonio gay” immaginabile. Il risultato è che le protezioni costituzionali che prima erano applicate solo alla famiglia – genitori e figli – basate sul matrimonio e il legame biologico, non sono più ottenibili. Ora i legami biologici, la complementarietà dei sessi ed il significato dell'atto coniugale non sono più valori costituzionali.

Uno dei problemi è stato che molti di quelli che hanno votato per questo emendamento non conoscevano nulla di tutto questo (ndr. come in Italia), non lo volevano sapere o non gli interessava. Questo è un aspetto negativo dell'attitudine politica dei giovani di oggi: trovano i dettagli noiosi. Non sono interessati ad ascoltare concetti che potrebbero interferire con il loro desiderio di esprimere ciò che li riguarda come un sentimento “cool”. Quindi, ora abbiamo una Costituzione che non segue più lo scopo di proteggere la famiglia, il rapporto genitori-figli, che non protegge i figli dalle conseguenze di una separazione, che non limita l'azione dello stato nelle questioni fondamentali. Molte persone non sono a conoscenza di questo, e quelle che lo sono non vengono ascoltate. Avremo quindi una strana pausa, prima che le conseguenze inizino a rivelarsi. Dopo, credo, avremo una sorta di contraccolpo, ma è difficile prevedere cosa accadrà.

Sei venuto in Italia parecchie volte, come il 4 marzo, quando hai parlato alla camera dei deputati, quale idea ti sei fatto della situazione italiana?

Sono stato in Italia centinaia di volte negli ultimi 10 anni. Quello che ho capito della situazione italiana è che è molto meno seria della nostra. Infatti, in Italia sembra che sia stata introdotta (ndr. dal Senato) una misura simile a quella introdotta in Irlanda nel 2010 – unioni civili per le coppie gay ma senza diritto di adozione – che non ha accontentato le lobby LGBT perché ritenuto inadeguato. Quando sono stato a Roma ho previsto questo: in Italia accadrà la stessa cosa che è successa in Irlanda: cercheranno di raggiungere il massimo livello di quello che chiamano “uguaglianza”. Non credo che gli italiani lo apprezzeranno. Certamente molte persone che ho incontrato, in particolare della Chiesa cattolica, sembra che non abbiano idea di ciò che accadrà. Accettano la storiella che tutto questo è solo per il “diritto” delle coppie omosessuali di avere un riconoscimento legale della loro relazione, e quindi di “essere felici”. Certamente questo è uno specchietto per le allodole: dietro a tutto questo vi è un determinato movimento ideologico, che sta cercando di cambiare completamente la natura della realtà umana. Proseguirà fino a che tutto non verrà demolito.

La rivoluzione antropologica che stiamo osservando e che incarna la sua pretesa nei nuovi diritti contiene il rischio di una nuova forma di totalitarismo che irrompe nelle società occidentali?

Certamente. Quello che trovi in quella che è chiamata “agenda liberale” è ciò che ha coinvolto le stesse categorie di attivisti in un insieme di errori differenti, ma correlati, che sono stati vagamente raggruppati nella libertà di abortire, nei matrimoni omosessuali, nella maternità surrogata, ecc. La campagna per il matrimonio gay è semplicemente la punta dell'iceberg, che nasconde la volontà di cambiare la vera natura e significato di concetti come “famiglia” e “genitorialità”. L'idea che sostiene il movimento LGBT risale alla scuola di Francoforte, in Germania, del 1920. Più tardi questo gruppo si è mosso a New York, alla Columbia University, dove, a partire dal 1930, iniziarono il processo di infiltrazione di una nuova forma di marxismo – il marxismo culturale – pensato per creare una nuova forma di “dittatura” per ereditare il ruolo storico respinto dai proletari. Questa è realmente la dittatura delle “vittime”, ed è pensata per promuovere le lamentele di chiunque non sia parte di una presunta “egemonia patriarcale”, che è accusata di aver soppresso i diritti delle minoranze in Europa e America, e ora sta per essere rovesciata. Infatti, per la sua definizione, l'unica categoria di esseri umani che non è inclusa nelle “vittime” è l'uomo leale e virile, che per il marxismo culturale è il vero nemico. La maggior parte degli uomini ha questa natura, purtroppo molti di loro sono all'oscuro del pericolo che corrono.

Quell'idea ha ormai permeato i media occidentali, e sta lentamente entrando nel sistema politico. Il marxismo economico è stato giudicato come un fallimento, la scuola di Francoforte ha tentato di reinventare il marxismo come arma culturale diretta alle norme delle relazioni umane, famigliari e genitoriali. In un certo senso il matrimonio gay non è nulla di più che un ariete, usato per demolire i modelli normativi e intellettuali. Sul lungo termine l'obbiettivo è quello di trasferire le cure genitoriali dagli attuali genitori allo stato, che sarà autorizzato a trasferire i bambini ad altri adulti, fino ad arrivare all'obbiettivo finale che è il totale controllo della persona umana. Se ad alcuni questo sembra impossibile, vorrei semplicemente chiedere a queste persone di riflettere su quando hanno iniziato a pensare che il matrimonio gay è un diritto “umano” o “civile” auto-evidente. Oppure di osservare il loro giornale “liberale” preferito per verificare quando ha iniziato a riportare articoli riguardanti il matrimonio gay. La maggior parte delle persone resteranno sorprese dal risultato di questa ricerca. Scopriranno che praticamente nessuno ha parlato di questi temi fino a circa sei o sette anni fa, quando la maggior parte dei politici occidentali scartavano l'idea dei matrimoni gay definendola ridicola, cosa che è andata avanti fino agli ultimi tre o quattro anni; e nessuna di queste organizzazioni mediatiche si comporta come se avesse iniziato a combattere per questi “diritti” solo negli ultimi anni, ma come se avesse combattuto per questi “diritti” per decenni – se non secoli – pubblicando almeno un editoriale a favore dei matrimoni gay.

Non è eccessivo chiamare questo totalitarismo. Il metodo, come ho spiegato nel mio discorso a Roma, è profondamente totalitario, perché si basa sulla propaganda, demonizzando e creando capri espiatori di potenziali dissidenti, corrompendo media e politici, storpiando il significato di parole e concetti basilari, e via di questo passo. Tutte queste armi vengono usate con lo scopo di reinventare l'antropologia umana in una presunta uguaglianza. Infatti, se prenderemo in considerazione la questione per un breve periodo di tempo, noteremo che l'”uguaglianza” è offerta a tutti per ridurre i diritti e le protezioni attualmente estesi alle famiglie normative e al naturale rapporto genitori-figli. Si ha così il quantitativo di “uguaglianza” – un'”uguaglianza” ad un livello molto più basso di prima per quelle persone in una relazione che verrà presto conosciuta come “matrimonio tra persone di sesso opposto”. È come proporre di amputare una gamba sana a tutte le persone che ne hanno due per renderli “uguali” alle persone con una sola gamba. I diritti di ciò che noi chiamiamo matrimonio “tradizionale” verranno diluiti e ridotti, e li ritroveremo ad un nuovo livello, molto più basso di quello originario, affiancati ai nuovi diritti delle “famiglie dello stesso sesso”. Questa è una conseguenza ovvia, e sembra assurdo che non sia ancora stato capito da nessuna società che ha già accettato il matrimonio gay, ma questo è un merito che spetta precisamente al potere totalitario del movimento protagonista ed al suo messaggio.

Cosa possiamo fare per fermare questa minaccia? Un movimento di persone pro-family può essere la soluzione?

L'unico modo per fermare questa minaccia è definirla in modo preciso e parlarne coraggiosamente. Questo movimento per il marxismo culturale è accompagnato dalle più insidiose e pericolose tendenze attraverso il bullismo, la demonizzazione e la creazione di capri espiatori che abbiamo assistito durante questo periodo di pace in Europa. Anche chi è al potere getta la propria sorte nelle mani del più forte o si nasconde, adattandosi a questa agenda di spogliazione delle famiglie dai propri diritti. La chiesa cattolica, dal momento delle dimissioni di papa Benedetto XVI, è stata estremamente ambivalente – nel caso migliore – lasciando messaggi ambigui e confusi. Il risultato è che non c'è più un modo efficace di evidenziare il pericolo per proteggersi e combatterlo. Penso che un qualche tipo di movimento sia essenziale, ma non può assumere una forma tradizionale. Il termine “pro-family” è inadeguato in questo momento. Per prima cosa non ha la connotazione di tutte le preoccupazioni precedenti, e quando ha a che fare, per esempio, con il divorzio, che fa parte dell'agenda del marxismo culturale, è, in ultima analisi, diventato una minaccia proveniente dall'interno della famiglia, e perciò, in un certo senso, nullifica il concetto stesso di “famiglia” in quei contesti dove la minaccia si manifesta. Il divorzio sembrava, in altre parole, diventare una questione di scelta proveniente da uno o entrambi i genitori, cioè apparentemente dall'interno della famiglia. Pertanto, la promessa di fedeltà in queste circostanze appare inutile, visto che almeno uno dei componenti/genitori può decidere di andarsene. Questo fa apparire le idee “pro-family” come una copertura per permettere delle interferenze dall'esterno – su un terreno religioso o ideologico.

La situazione attuale è leggermente diversa e richiede delle risposte diverse. Quello che sta avvenendo è un attacco alla famiglia umana, a tutta essa, attraverso il convenzionale nucleo famigliare che è la molecola della civiltà umana. In questo senso, parliamo di “famiglia“ come sinonimo di “specie”. Anche se qualcuno o molti membri di quella famiglia non vedono i problemi, questo rimane vero. Lo stesso era vero nel caso del divorzio, ma qui vi è meno confusione, trovando abbastanza persone che parlano con chiarezza e coraggio. Abbiamo venduto la menzogna che non vi è nessun interesse nel matrimonio gay, che non ci sono sconfitti. Abbiamo detto ripetutamente che i “diritti famigliari” e il matrimonio non costituiscono un “gioco a somma zero”. Ma lo è, in effetti, un gioco a somma zero, perché i “diritti” che vengono estesi alle coppie gay risultano dall'abbassamento dei diritti e delle protezioni normative famigliari che ho descritto prima.

Ciò che va difeso, quindi, è l'integrità della specie umana, il significato centrale della biologia e della genetica, il diritto dei genitori di decidere per i propri figli. L'attacco del marxismo culturale è sferrato all'uomo attraverso la famiglia, cellula della civiltà. La resistenza necessita di esprimersi in questi termini, piuttosto che in termini che possono essere facilmente accantonati come “tradizionalisti” o “religiosi”. Questa è una battaglia antropologica. L'unico modo per combattere queste tendenze è rendere le persone gradualmente consapevoli del processo e del meccanismo in cui essi sono trascinati senza consapevolezza né ragionevolezza, dove loro accettano cose che gli stanno togliendo il terreno, in cui sono o nel quale sperano di crescere i propri figli, da sotto i piedi. Per questo abbiamo bisogno di una guida, e per permettere questo dobbiamo depurare dalla propaganda molti dei nostri leader attuali, compresi quelli religiosi, che ne sono stati vittime.

La propaganda opera nella società e in ogni individuo che si sente parte di un gruppo o di un popolo. La massa ha una propria psicologia, e questo è sempre più ciò che guida le discussioni pubbliche e ha conseguenze nelle politiche pubbliche e nel diritto. La propaganda sembra essere efficace tanto sulle persone intelligenti quanto su quelle semplici. Dobbiamo prendere coscienza di tutto ciò che accade e guardarne il funzionamento sulla nostra mente e pensieri, e poi trovare il modo di invertirne gli effetti su noi stessi e sugli altri. Abbiamo bisogno di rendere questi fattori visibili a tutti e comprensibili a grandi linee, nonostante la loro complessità. Dato che i media ne sono già stati infettati, questo è una strada in salita. Ma sarebbe un buon inizio se alcuni dei nostri leader smettessero di usare i media per proteggere le proprie spalle, giustificando le proprie idee, promesse, giuramenti e atteggiamenti esteriori, dando sfogo al loro confuso parlare senza riflettere, che rende la gente comune più esposta al funzionamento dell'ideologia e della sua propaganda. A mio avviso, se le persone non sono disposte a scavare in profondità in queste domande, scoprendo tutto ciò che c'è da scoprire, e parlare senza scusarsi circa le loro osservazioni, sarebbe meglio per tutti che non parlassero affatto.



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