giovedì 24 dicembre 2015

I nostri auguri di un Santo Natale

Riportiamo alcuni testi, video e immagini per farci aiutare a rendere chiaro il nostro augurio
Guarda, è così facile. Il buon Dio aveva solo da starsene tranquillo in cielo prima della creazione; stava così tranquillo; nel suo ciclo; prima della sua creazione; se ne stava bello tranquillo.
Non aveva bisogno di noi. [...] Siccome è venuto, siccome il mondo è venuto, bisogna credere, amico mio, che io ho una certa importanza io, una creatura da nulla. Bisogna credere che lo scorrere del tempo, lo scorrere nel tempo avesse una certa importanza. Bisogna credere che l'uomo e la creazione dell'uomo e la destinazione dell'uomo e la vocazione dell'uomo e il peccato dell'uomo e la libertà dell'uomo e la salvezza dell'uomo avesse una certa importanza, tutto il mistero, tutti i misteri dell'uomo [...] Un Dio, amico mio, Dio si è scomodato, Dio si è sacrificato per me.
Ecco qua del cristianesimo. Ecco, amico, ecco qua del cristianesimo. E di quello vero.
(Charles Péguy, Il coinvolgimento del temporale nell'eterno) 

Perché le mie tre virtù, dice Dio.
Le tre virtù mie creature.
Mie figlie mie fanciulle.
Sono anche loro come le altre mie creature.
Della razza degli uomini.
La Fede è una Sposa fedele.
La Carità è una Madre.
Una madre ardente, ricca di cuore.
O una sorella maggiore che è come una madre.
La Speranza è una bambina insignificante.
Che è venuta al mondo il giorno di Natale dell'anno scorso.
Che gioca ancora con il babbo Gennaio.
Con i suoi piccoli abeti in legno di Germania coperti di brina dipinta.
E con il suo bue e il suo asino in legno di Germania. Dipinti.
E con la sua mangiatoia piena di paglia che le bestie non mangiano.
Perché sono di legno.
Ma è proprio questa bambina che attraverserà i mondi.
Questa bambina insignificante.
Lei sola, portando gli altri, che attraverserà i mondi passati.
Come la stella ha guidato i tre re dal più remoto Oriente.
Verso la culla di mio figlio.
Così una fiamma tremante.
Lei sola guiderà le Virtù e i Mondi.
Una fiamma squarcerà delle tenebre eterne.
[...]
Si dimentica troppo, bambina mia, che la speranza è una virtù, che è una virtù teologale, e che di tutte le virtù, e delle tre virtù teologali, è forse quella più gradita a Dio.
Che è certamente la più difficile, che è forse l'unica difficile, e che probabilmente è la più gradita a Dio. 
(Charles Péguy - Il portico del mistero della seconda virtù)

Laggiù una madre senza posa camminava, fuori da una locanda ancora a vagare;
nel paese in cui lei si trovò senza tetto,
tutti gli uomini sono a casa.
Quella stalla malconcia a due passi,
fatta di travi instabili e sabbia scivolosa,
divenne qualcosa di così solido da resistere e reggere
più delle pietre squadrate dell’impero di Roma.
Perché tutti gli uomini hanno nostalgia anche quando sono a casa,
e si sentono forestieri sotto il sole,
come stranieri appoggiano la testa sul cuscino
alla fine di ogni giornata.
Qui combattiamo e ardiamo d’ira,
abbiamo occasioni, onori e grandi sorprese,
ma casa nostra è là sotto quel cielo di miracoli
in cui cominciò la storia di Natale.
Un bambino in una misera stalla,
con le bestie a scaldarlo ruminando;
solo là, dove Lui fu senza un tetto,
tu ed io siamo a casa.
Abbiamo mani all’opera e teste capaci,
ma i nostri cuori si sono persi – molto tempo fa!
In un luogo che nessuna carta o nave può indicarci
sotto la volta del cielo.
Questo mondo è selvaggio come raccontano le favole antiche,
e anche le cose ovvie sono strane,
basta la terra e basta l’aria
per suscitare la nostra meraviglia e le nostre guerre;
Ma il nostro riposo è lontano quanto il soffio di un drago
e troviamo pace solo in quelle cose impossibili,
in quei battiti d’ala fragorosi e fantastici
che volarono attorno a quella stella incredibile.
Di notte presso una capanna all’aperto
giungeranno infine tutti gli uomini,
in un luogo che è più antico dell’Eden
e che alto si leva oltre la grandezza di Roma.
Giungeranno fino alla fine del viaggio di una stella cometa,
fino a scorgere cose impossibili che tuttavia ci sono,
fino al luogo dove Dio fu senza un tetto
e dove tutti gli uomini sono a casa. 
(G.K. Chesterton - Poesia di Natale, tradotto da Annalisa Teggi)



Col Natale è entrata nel mondo una realtà nuova, una nuova presenza. La certezza diventa oggettiva. La presenza del Verbo non è solo una apparenza che possa ingannare.
L'annuncio di questa novità di vita, di questa presenza non ci interessa se non in quanto è tutta protesa a travolgere anche ognuno di noi. La prospettiva dell'Incarnazione è assimilare noi alla Sua divinità. Verbo fatto carne... per assumere noi in Sé.
Questa opposizione al banale e all'effimero, questo divino nell'umano ha come sua dimensione essenziale di identificare noi con lui, di assumere noi dentro le sue misure.
Dopo il Natale la nostra è una presenza nuova.
Sottolineiamo, innanzitutto, un fattore radicale in tutto il mistero del Natale. È un fattore che origina la nostra dedizione cristiana, e determina tutto: è il Padre. È, infatti, la misericordia, la potenza del Padre che genera il Natale; Cristo fra di noi è manifestazione della sua benevolenza, della sua carità. Il Padre è movente di tutto.

(Luigi Giussani, tempi liturgici: il Natale)


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