domenica 8 novembre 2020

Congedo con onore: In ricordo di Gigi Proietti. Non solo teatro, cinema e televisione nella sua vita, ma anche la nostalgia di Dio


Siccome in molti hanno già sottolineato l'eccezionale talento ed elencato le pregevoli opere di Gigi Proietti... vorrei invitare a considerare altri aspetti importanti, purtroppo poco noti, del grande Proietti, che sono emersi durante il Rito delle Esequie, presso "Santa Maria in Montesanto” meglio nota come chiesa romana degli Artisti. Grazie all'omelia del parroco, don Walter Insero, nonché direttore responsabile dell’Ufficio per le comunicazioni sociali della diocesi di Roma e cappellano RAI; che conosceva bene l'attore del "Tufello".

Dell'omelia, che vi invito ad ascoltare per intero

   

meritano, a mio avviso, particolare attenzione quei passaggi in cui il parroco ricorda che Proietti era un grande artista non solo dal punto di vista professionale, bensì anche - e soprattutto - da un punto di vista più profondo, alto, ossia spirituale; che non faceva di lui un mero esteta o elitario virtuosista.

Nel suo essere popolare in modo sano sta il segreto del suo notevole successo di pubblico. Attraverso le sue opere sapeva valorizzare, giacché le considerava preziose, le vite di tutte le persone che aveva incontrato e ascoltato per strada, al bar e in altri luoghi. 

Voleva che la missione della chiesa degli Artisti non fosse solo quella di dar loro l'ultimo saluto; ma che divenisse la "casa" dove gli artisti - credenti e non - potessero incontrarsi, dialogare sulla via della Bellezza. E dato che è stata la più grande committente della storia - come mostra la meravigliosa Roma -, la Chiesa deve tornare a esserlo, favorendo l'arte di alto livello per tutti.

Serbava soprattutto un bel ricordo della Santa Messa in latino; la recitava felicemente tutta a memoria, a chi glielo chiedesse. Lui era stato un chierichetto nel periodo pre-conciliare, e come allora continuava ad essere incantato dal Mistero del Sacro, dunque dalla Presenza di Dio.

Sembra proprio (mia aggiunta) che avesse sperimentato quanto asserivano della Messa tridentina due grandi convertiti del XIX secolo, San John Henry Newman: "Nulla è sì consolante, sì penetrante, sì emozionante, sì travolgente, come la Messa, nel modo in cui è celebrata da noi. Potrei attendere la Messa continuamente, e non esserne stanco. Non è semplicemente una formula di parole, è una grande azione, la più grande azione che ci possa essere sulla terra. È... L'evocazione dell'Eterno. Egli si rende presente sull'altare in carne e sangue, davanti al quale gli Angeli si prostrano e i demoni tremano"; e padre Frederick William Faber, anch'esso oratoriano: "È la cosa più bella da questa parte del cielo".

Per questo - ha asserito sempre don Insero - quando ha diretto in qualità di regista "La Tosca", dramma storico di Victorien Sardou reso celebre da Puccini, ha voluto che si recitasse con grande solennità il "Te Deum", poiché è il canto di Lode a Dio, quindi il momento più alto della rappresentazione. Diceva anche che gli attori su palcoscenico non fanno altro che ripetere la profonda poetica della Liturgia.

E ricordava spesso che Dio non va semplicemente studiato, non si può capire, si scopre nel cuore e si sperimenta nella vita.