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sabato 7 luglio 2018
venerdì 6 luglio 2018
Radio Monte Grappa: Il riconoscimento del concepito come uno di noi
COMUNICATO STAMPA CONGIUNTO
Movimento
per la Vita Italiano (Presidente: Marina Casini Bandini)
Federvi.P.A.
(Presidente: Claudio Larocca)
Il riconoscimento del concepito come uno di noi: ecco la vera prevenzione dell’aborto e il fondamento dell’obiezione di coscienza. I CAV e il sostegno alla donna: un modello per lo Stato
Di fronte alla delibera della regione Piemonte, approvata in data 3 luglio, che sostiene la necessità di garantire il preteso “diritto” all'aborto ritenuto compromesso dal numero di obiettori, che trasforma i consultori in distributori di contraccettivi e che vuole escludere dalle strutture sanitarie gli obiettori.
Il
Movimento per la Vita Italiano e
la
Federazione Cav e Mpv Piemonte e Valle d'Aosta - Federvi.(P.A.)
ribadiscono
che:
-
il
Ministro della Salute ha ripetutamente dimostrato: “I dati
suggeriscono che […] il numero dei non obiettori risulta superiore
a quello necessario a rispondere adeguatamente alle richieste di
IVG, e quindi una parte dei non obiettori viene assegnata ad altri
servizi […] non sembra essere il numero di obiettori di per sé a
determinare eventuali criticità nell’accesso all’IVG, ma
probabilmente il modo in cui le strutture sanitarie si organizzano
nell’applicazione della legge 194/78” (dalla relazione
ministeriale sull’applicazione della legge 194, dicembre 2017).
Non è vero dunque che l’obiezione di coscienza renderebbe più
difficile l’aborto in Italia;
- il migliore e più efficace strumento di prevenzione dell’aborto è
il riconoscimento del concepito come uno di noi. Tale riconoscimento
va nella direzione del progresso poiché è frutto delle moderne
acquisizioni scientifiche e del modero principio di uguaglianza.
L’obiezione di coscienza testimonia che la scienza riconosce nel
concepito un essere umano e ciò è insopportabile per la congiura
contro la vita che trasforma la pretesa di affermare il “diritto di
aborto” in pretesa di togliere il diritto costituzionale alla
libertà di pensiero;
- è necessaria un’educazione all’affettività che coinvolga e non
escluda la famiglia (ancor più se si tratta di minorenni) e che miri
alla promozione umana della persona e non soltanto a fornire
strumenti che banalizzano la sessualità e il corpo limitandosi a
ridurre il “rischio” di una gravidanza indesiderata a cui
rispondere solo con l’interruzione della stessa cioè con la
soppressione del nascituro;
- è urgente una riforma che garantisca la funzione consultoriale sulla
base di quanto già scritto nell’art. 2 lettera d della legge
194/78, dove - tra gli altri compiti consultoriali - si stabilisce
che essi assistono la donna in gravidanza “contribuendo
a far superare le cause che potrebbero indurre la donna alla
interruzione della gravidanza”.
Occorre dunque una riforma che per restituire ai consultori la loro
vera funzione elimini ogni legame tra l’aborto ed il consultorio
stesso. Rinunciare a punire non significa rinunciare a tutelare il
diritto alla vita dei non nati e la maternità durante quella
specialissima situazione che si chiama gravidanza;
- Una prevenzione seria e mirata "a rimuovere le cause che la
porterebbero alla interruzione della gravidanza" (L. 194 art.
5), se ben attuata anche sull'esempio e con il supporto dei Centri di
aiuto alla Vita, potrebbe ridurre il numero di IVG e permetterebbe
così di evitare il ricorso a mobilità o addirittura a concorsi
riservati (o meglio inaccessibili ai medici obiettori) che minano il
diritto all'obiezione di coscienza e il fondamentale principio di non
discriminazione. Soprattutto si lavorerebbe davvero e finalmente sia
a favore della donna, che spesso si sente “costretta” ad abortire
per mancanza di aiuti, sia a favore del figlio tanto assente in
questa delibera, quanto visibile in una semplice ecografia ostetrica.
Al fondo della delibera piemontese infatti vi si rileva la pretesa di imporre a tutti il rifiuto dello sguardo sul più piccolo e povero tra gli esseri umani qual è il bambino prima di nascere.