sabato 17 marzo 2018

Lettera dal fronte: Diario di bordo di un direttore dell'ufficio di pastorale sociale e del lavoro

Diario di bordo, marzo 2018:

In vista delle elezioni politiche l'impegno come direttore dell'ufficio di pastorale sociale e del lavoro della Diocesi di Pinerolo si è tradotto in otto incontri formativi, più di 130 persone incontrate, prevalentemente giovani. E' stata una scelta evitare di “convocare” ma di “andare” accogliendo ogni invito.

Alla richiesta di descrivere questo mese passato a parlare e aprire il confronto sulla legge elettorale, sul senso della comunità, sulla democrazia, alla luce della Dottrina Sociale della Chiesa, l'immagine del diario di bordo è venuta in mente in maniera naturale, un diario speciale però perché più che di pagine si è via via composto di relazioni, di contatti certo con realtà ecclesiali ma, soprattutto, di volti.

In quest'epoca in cui tutti parlano di giovani, incasellandoli nei propri schemi mentali o formali che a volte fanno tendenza, la novità, tutt'altro che semplice è parlare con i giovani in particolare di politica e temi sociali. Aver potuto dialogare con animatori, scout, universitari, lavoratori, ha rappresentato un grande bagno nella realtà del popolo che ha nelle giovani generazioni e in chi con loro ha la consuetudine del cammino insieme nel rispetto di ruoli e carismi, le avanguardie che difficilmente si ritrovano in asfittici circoli o convegni molte volte autoreferenziali. Troppo spesso gli ambienti chiusi, ripiegati su se stessi, invecchiati precocemente, rischiano di far percorrere strade su cui un intero mondo non si ritroverà mai o più: sarà per questo che poi, di fronte a certi risultati elettorali si crea incomprensibile stupore.

È stato interessante approfondire insieme uno strumento utile per l'esercizio di quello che abbiamo scoperto essere più di un diritto, un dovere, quello al voto, facendoci aiutare dalle parole di un martire della democrazia come Aldo Moro nell'anno in cui cade il quarantesimo anniversario dal barbaro sequestro ed omicidio. Non solo il grande statista pugliese ma anche ulteriori personaggi dell'impegno politico e sociale cristiano, sono stati utili alla discussione come Toniolo, Sturzo, Frassati, De Gasperi, La Pira, ed altri di cui la Chiesa, che ci è Madre, ha già riconosciuto o sta riconoscendo la santità per darci indicazioni chiare non di mete irraggiungibili ma del fatto che, con l'aiuto di Dio, ci si può e ci si deve impegnare anche se si tratta, per riprendere un pensiero di Papa Francesco, di un impegno “martiriale”.

La politica sembra lontana: ascoltando insieme ad un gruppo di animatori la canzone di Ghali “Cara Italia”, che ne parla, sembra qualcosa di estraneo ad un giovane, un polpettone indigesto, eppure mettendo in contrapposizione la definizione di Papa Paolo VI come una delle più alte forme di carità non è stato difficile capire insieme che così non è anche perché chi si impegna nella propria parrocchia, nel proprio movimento, già svolge un ruolo sociale, già fa politica nella e per la comunità ad esempio contribuendo alla crescita dei più piccoli. C'è bisogno allora di consapevolezza, occorre, come fatto in incontri con diversi oratori, di riandare al Catechismo che indica nella Dottrina Sociale della Chiesa una parte essenziale della formazione di ogni cattolico. Con universitari provenienti da mezza Italia per studiare a Torino è stato importante capire che c'è un chiaro problema di passaggio del testimone per la formazione e l'impegno sociale e politico: questo inquieta perché non c'è tempo da perdere!

C'è bisogno che i nostri giovani si immergano nella dimensione socio politica e lo facciano col bagaglio proprio di una identità chiara, unica chiave di volta per costruire dialogo sociale e esorcizzare ogni tendenza all'arroccamento che porta all'irrilevanza e finanche al tradimento. Come dice il Santo Padre è in atto una crisi di pensiero che occorre contrastare anche in politica riprendendo il filo di un pensiero incarnato dai testimoni e dalle persone che la politica tocca quotidianamente.

Questo mese di formazione ha rappresentato un'esperienza incredibile perché ha messo alla prova tanti pre-concetti o schematismi vecchi oltre ad una visione deteriore della politica stessa non solo dei giovani incontrati ma anche miei. Riconoscere insieme che la persona umana è imprescindibilmente centrale, durante l'incontro con i ragazzi di sette oratori, ha permesso di capire la responsabilità comune a cui siamo chiamati, senza nostalgie per gli spazi persi dai cattolici ma con la consapevolezza che occorre proprio con essi innescare un rinnovato processo di impegno che non po' scindere fede e azione politica che parte dall'espressione del voto in modo da richiamare la “responsabilità dei cristiani di fronte alle urgenze dell’ora, alla necessità di superare chiusure e irrigidimenti che impediscono di prendere la propria parte nel grande sforzo di rinnovamento che i tempi eccezionali sollecitano” (A. Moro).

Cosa non ho trovato? Non ho colto la voglia di imbrigliarsi nella vecchia geometria della politica che inquadrerebbe nella destra, nella sinistra o nel centro, ma il desiderio di capire e approfondire una visione sociale originale come quella cristiana, non così incasellabile, su cui i cattolici hanno costruito non tanto le strutture, variabili al variare delle epoche, ma una tradizione che impone elaborazione culturale e la fatica della realtà. Proprio tra i giovani ho colto meno la spaccatura tra “cattolici del sociale” e “cattolici della morale” la cui frattura innaturale, come affermato dal Cardinal Bassetti, Presidente della CEI, va sanata pena un collage a proprio uso e consumo del messaggio evangelico ridotto ad ideologie contrapposte.

Proprio questi giovani che alla fine degli incontri si fermavano a fare domande sulla democrazia, sui problemi sociali, ecc... chiedendo di rivedersi, approfondire, sono fonte di speranza. Ecco, il diario di bordo non può che concludersi non con una pagina finale, con un' ultima parola, ma con la Speranza che apre, porta innanzi, rinnova e continua, cioè la “piccolina” delle tre Virtù Teologali che fa venire in mente un pensiero di Charles Peguy: “la fede è una cattedrale radicata sul suolo di Francia. La carità è un ospedale, un ricovero che raccoglie tutte le miserie del mondo. Ma senza speranza, tutto questo non sarebbe che un cimitero”.


Giancarlo Chiapello

Salmerìa 11.2018

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giovedì 15 marzo 2018

Conversazione al fronte: Intervista a Ettore Gotti Tedeschi





«La libertà di parlare significa nella nostra civiltà moderna che dobbiamo parlare soltanto di cose non importanti. Non abbiamo il diritto di parlare della religione, perché questo non è liberale; non abbiamo il diritto di parlare del pane né del formaggio perché questo è un voler parlare di bottega; non ci è permesso parlare della morte perché cosa che ci rende tristi; e tanto meno non ci è permesso di parlare della nascita, perché non sarebbe argomento delicato», asserisce Chesterton, 100 anni fa, nel suo Il Napoleone di Notting Hill, per contrastare, in modo lungimirante, se non addirittura profetico, quel processo che stava avviandosi nei domini di sua maestà.

L'ateismo pratico, travestito da umanitarismo (lo stesso del cattivo de Il padrone del mondo, di Robert Hugh Benson), sostituiva il bigottismo protestante (che aveva fatto condannare al carcere duro Oscar Wilde) per irrorare il mondo di indottrinamenti ideologici, attraverso i quali diffondere, da allora ad oggi: nichilismo, relativismo e postumanismo.

Lo stato totalitario non è legato soltanto al nazismo e al comunismo; può diventarlo anche una liberal-democrazia, a riguardo si vedano i lavori di Christopher Dawson.

Di conseguenza, si sono gettate le basi per provocare il “sonno della ragione e la nascita di mostri”, come il politicamente corretto, e cioè quel meccanismo ideologico, innescato dalla propaganda totalitaria, allo scopo di far tacere su “religione, pane formaggio, morte, vita”. Per riuscire a contrastare tutto questo e dunque aiutare Chesterton nella sua “sana dissidenza”, occorrono uomini vivi che sappiano testimoniare un'alternativa alla prassi violenta (non è un semplice pensiero) del postumanismo e della rivoluzione biopolitica in atto, con “uno spirito forte e un cuore tenero” (inteso biblicamente), soprattutto illuminati dalla Fede in Gesù Cristo. Proprio come G.K.C e i personaggi dei suoi capolavori. Uno di questi è sicuramente Ettore Gotti Tedeschi.

Ho potuto incontrarlo per un'intervista su vari temi, che, citando nuovamente Il Napoleone di Notting Hill, sono: “religione, pane e formaggio – parafrasi: le questioni pratiche da affrontare ogni giorno –, vita”.

Ettore Gotti Tedeschi in breve. È economista e banchiere italiano. Dal 2009 al 2012 ha ricoperto l'incarico di presidente dello IOR: Istituto per le Opere di Religione. Dal 1996 al 2006 è stato docente di Strategia finanziaria all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, poi di Etica economica all'Università di Torino. Consigliere d'amministrazione del San Paolo IMI ed è stato nominato dall'allora ministro Giulio Tremonti consigliere per i problemi economico-finanziari ed etici nei sistemi internazionali. Trova anche il tempo per scrivere, ecco i titoli di alcune sue pubblicazioni: "Un mestiere del diavolo", scritto con Paolo Gambi, per la casa editrice Giubilei Regnani.

"Dio e fare i soldi. Massime di economia divina"; "Le mie preghiere; Per amare Dio e il prossimo nonostante tutto", entrambi per Fede e Cultura; "Denaro e paradiso: l'economia globale e il mondo cattolico", con Rino Cammilleri per Lindau.

Il lavoro di scrittura più importante rimane il contributo che ha offerto durante la stesura dell'enciclica Caritas in Veritate di Benedetto XVI.

Dove possiamo riscontrare le origini della crisi del nostro tempo?

Negli ultimi anni ci siamo abituati a non riconoscere le conseguenze morali e spirituali del fenomeno crisi. Non sappiamo risalire ad esse. Per quale motivo? Continuiamo a non voler riconoscere il comportamento immorale e immanentistico attraverso cui si sono generati i problemi che vediamo nella realtà. Che la crisi sia prima di tutto morale e spirituale è scientificamente dimostrabile, sebbene si cerchi di coprire ciò con un tabù. Purtroppo oggi riconoscerlo risulta “politicamente scorretto”.

Può fare degli esempi?

Pensiamo al crollo della natalità del mondo occidentale, processo in atto dagli anni '60. Il quale accade se una popolazione non cresce più, e di conseguenza, come fa ad aumentare il prodotto interno lordo? Si possono inventare risposte ma il Pil cresce solo in correlazione dell'aumento di popolazione. La ricchezza di una nazione è dovuta alla crescita della popolazione; è l'evidenza più chiara al mondo.

Ma nel corso degli anni fare figli e la vita stessa sono diventati un problema. Pensieri immorali diffusi da gruppi di potere, quali il “club di Roma”, fondato nell'aprile del 1968 da Aurelio Peccei, allo scopo di fungere da catalizzatori di pericolosi cambiamenti globali: in primis, limitare la crescita della popolazione mondiale. Diffusa in tutti gli ambienti della vita pubblica e perfino nelle menti delle persone. La legge che fa il costume è stata corrotta. Conseguenze: le famiglie hanno un solo figlio, per scelta, e la popolazione si riduce del 50%. Mi permetta la citazione biblica: “Caino uccide Abele, così riduce 50 per cento della popolazione”.

Approfondiamo. La popolazione mondiale odierna consta 7 miliardi circa di persone, 2 dei quali, più o meno, vive nel mondo sviluppato; gli altri nella parte cosiddetta meno sviluppata. Pian piano quei 2 miliardi del vecchio mondo, prima ricco e sviluppato, ora sempre più povero, si stanno riducendo. Nel mentre, l'Asia è sempre più ricca.

Tra gli anni '60 e '70, si innesca il meccanismo che di lì a poco ridurrà la crescita del Pil: nella parte di mondo più sviluppata, per compensare (in modo ingannevole) il tasso di decrescita della popolazione si risponde con il consumo, si spinge verso i consumi individuali. Pertanto si avvia quel fenomeno, mal studiato e non spiegato, che prende il nome di consumismo. Naturalmente questo accade perché prende potere un pensiero, un'ideologia sempre più materialistica, che soddisfa l'uomo solo di uno dei tre bisogni (materiale/corporale, intellettuale, spirituale): il I°, quello materiale. Papa Benedetto XVI ne ha parlato tantissime volte durante il suo pontificato, perché univa Fede e ragionevolezza.

Il consumismo oggi trionfa anche perché molti cattolici concepiscono la Fede come slegata dalla ragione, trasformandola in un sentimentalismo fine a se stesso, arido. Su queste cose, però, si dibatte poco. Quindi cosa succede? Il consumismo come formulato tra anni '60 e '70 porta la crescita del Pil per consumo (cresceva consumisticamente). Negli anni a venire, esso arriva a mangiarsi i risparmi.

Negli anni '70 le famiglie italiane potevano contare su un 25 % di tasso di risparmio, quelle di oggi vedono il 5 %. Il risparmio serve per garantire quegli istituti (banche e non) che fanno da intermediari, per sostenere con il macro e micro credito chi porta sviluppo economico: imprese, cooperative, famiglie. Se l'intermediazione bancaria salta, si dà un duro colpo a esse. Poi se a ciò si unisce il processo di delocalizzazione con il quale abbassare il prezzo dei prodotti, portando le aziende in Asia, appare chiaro che molte produzioni fatte da noi ora sono fatte da altri.

Perciò, da noi si assiste alla deindustrializzazione, mentre da loro vi è l'industrializzazione. Ecco spiegato il motivo della nostra (italiana, europea e del resto dell'occidente) scarsa competitività e perché i giovani non trovano lavoro. Abbiamo deindustrializzato i nostri paesi in modo irreversibile. Oggi il riportare qui tutto, costerebbe di più, andrebbe fatto in tempi troppo lunghi, e potrebbe creare tensioni con Asia. Ora noi siamo i consumatori, loro il produttore.

Non abbiamo più le risorse per mantenere un welfare, le famiglie, le piccole-medie imprese che costituiscono la vera ossatura economica e industriale del nostro paese. E si arriva all'aumento delle tasse (il peso delle imposte è aumentato del 50% oggi, rispetto al 25% di ieri), che si traduce così: oggi una coppia guadagna come guadagnava anni fa uno da solo.

Questi fenomeni portano alla necessità di sostenere la crescita economica falsa, non sostenibile sempre più irresponsabile.

Ultima fase: i 15 anni di consumo a debito prima del 2007, il quale ha portato al fallimento di banche, come Lehman Brothers, provocando un effetto domino, ribaltatosi sui sistemi politici ed economici degli stati. Questo ha causato il crac del mondo occidentale, che noi oggi subiamo.

Ha parlato di gruppi di potere come causa scatenante delle scelte immorali, può essere più preciso?

Invito i lettori ad andare a leggere, oltre i documenti del già citato il protocollo del 1973 di Henry Kissinger, ove in modo sfumato si fa riferimento al nuovo ordine mondiale.

Non sono un complottista, cercando si trova tutto. Ciò che quivi afferma, diviene più chiaro nei discorsi pronunciati dai segretari ONU (i quali appoggiavano la sua linea) Kofi Annan e Boutros Boutros-Ghali negli anni '90. In questi discorsi essi si auspicavano piani a lungo termine per “vincere la guerra contro la fame, le disuguaglianze, la povertà".

Certo, in apparenza tutto bene, chi non vorrebbe questo? Però, la loro soluzione che cosa prevede? L'omogeneizzazione delle culture, delle morali, confondendo le certezze sul bene e sul male prima di tutto, attraverso il processo di immigrazione, al fine di compensare la denatalità: sì, è stato voluto e pianificato.

Prevede anche la relativizzazione, la sincretizzazione delle religioni “più dogmatiche”, come auspicato dallo stesso Koffi Annan nel suo discorso storico ai leader religiosi, tenuto a New York nel 2000.

La Chiesa cattolica, quale ruolo può avere?

Da osservatore posso dire che ha un ruolo fondamentale: dare senso alla vita e conseguentemente alle azioni. Se smette di farlo, è evidente che, come conseguenza, vi sarà confusione. Lo stesso dicasi, e mi ripeto, che male non fa, per la realtà comportamentale dell'uomo; etica significa: applicazione del comportamento umano, conseguenza di un principio morale. Sottolineo, se è messa in discussione anche l'etica, nasce un problema grave.

L'attitudine a creare forme di universalismo (come quella dei segretari ONU) per creare maggiore uguaglianza e vincere le povertà e le guerre, dal momento che lo si fa dichiarando guerra alla Chiesa cattolica e alle religioni - creando ferite, attraverso il politicamente corretto che imbavaglia le coscienze, i cuori - ha realizzato il contrario della pace. Se non fosse così, non ci sarebbe il clima ideologico in cui viviamo. Riflettiamo ancora su ciò: non abbiamo visto le guerre in occidente, ma da altre parti sì; la povertà e le disuguaglianze dei paesi (un tempo) ricchi ora sono in crescita. Qui non va qualcosa. Alla base di queste decisioni, apparentemente buone, vi è la volontà di sostituirsi a Dio. È il sogno della gnosi, rifare la creazione, rifare l'uomo.

I principi che la persona di criterio dovrebbe valutare e capire ce li fornisce la Genesi, la quale si fonda su 4 punti fondamentali: 1) Dio creò l'uomo e la donna, 2) maschio e femmina li creò 3) benedisse loro e disse andate e moltiplicatevi 4) assoggettate la terra ed ogni essere vivente.

Il pericolo gnostico ha sempre costruito il contrario di questi principi; oggi ci riprova: con il gender sconfessa il primo, con il neo-malthusianesimo il secondo, con l'ambientalismo il terzo, con l'animalismo il quarto.

Cosa può fare un cattolico per contrastare i mali citati?

Prima di tutto non si dica solo “non prevalebunt”. La reazione come diceva Benedetto XVI è fedeltà a non accettare la realtà attuale, perché conseguenza del peccato. Gli uomini non sono solo spettatori, possono e devono agire. In Caritas in Veritate, che è un'enciclica incentrata sulla globalizzazione, tutto quello che ha detto è cosa succede quando l'uomo perde i principi e i valori di riferimento. Parte da un'introduzione sul nichilismo. L'uomo di questo secolo ha molti strumenti, dati dallo sviluppo tecnologico, ma è nichilista, senza valori, giacché il sistema filosofico di riferimento è post positivista e razionalista; il quale impone il rifiuto di qualsiasi valore all'interno del “processo decisionale”, e non applica una distinzione tra ciò che è il fine e ciò che è il mezzo. Così arriva il “nuovo mondo” del nichilismo.

Anche San Giovanni Paolo II in lettere encicliche come Sollicitudo Rei Socialis e Fides et Ratio aveva previsto tutto. “L'uomo ha molti mezzi sofisticati ma non ha investito in sapienza”. Benedetto XVI, che è non è da meno, spiega ancora, sempre in Caritas in Veritate, che gli uomini prendendo autonomia dalla morale, sono arrivati a trattare lo strumento come fine, la persona come mezzo. Tutto è già stato scritto, ma molti consacrati e laici non hanno capito né letto adeguatamente. L'enciclica termina quando il papa ricorda che occorre cambiare il cuore dell'uomo per bloccare i processi perniciosi in atto. Ma non è la conclusione definitiva, la quale arriva con Lumen Fidei. Ai capitoli 4 e 5 capitolo spiega “chi cambia il cuore uomo”. La Chiesa, appunto, e con quali strumenti? Sono tre, la Preghiera, il Magistero e i Sacramenti. Sebbene tutto sia scritto e chiaro, la Preghiera oggi viene fatta male; il magistero spesso è confondente; i Sacramenti sono messi in discussione. Purtroppo sembra che molti uomini della Chiesa non vogliano cambiare il cuore dell'uomo, e nemmeno offrire la Verità. Noi cattolici abbiamo la soluzione ai problemi, i tre strumenti necessari per cambiare il cuore dell'uomo, fargli accettare la responsabilità morale, eppure non li usiamo.

Guardi la lettera dei 4 cardinali, come la correctio filialis, che tra l'altro ho firmato, sono arrivate per risolvere questa situazione, tramite la richiesta di chiarimenti. Se non si chiarisce la realtà del valore dei Sacramenti, si rischia di far commettere peccati gravissimi contro il Sacramento del Matrimonio, il Sacramento della Confessione, il Sacramento dell'Eucarestia. Se se ne tocca uno, cadono tutti. Il cardinal Caffarra è morto di crepacuore, stava soffrendo per la Chiesa.

La Chiesa sta impoverendosi, sia spiritualmente che materialmente, a causa anche del pensiero gesuitico dei Teilhard de Chardin, De Lubac, Karl Rahner, i quali si sono impregnati della filosofia di Heidegger, Hegel, Kant: “guarda caso”, positivista e razionalista. A questo punto invito a leggere un importante libro per difendersi dalle eresie, La nuova Chiesa di Karl Rahner. Il teologo che ha insegnato ad arrendersi al mondo dell'autorevole Stefano Fontana, che spiega come alcuni domenicani gesuiti francescani sono riusciti a distorcere il significato delle conclusioni del concilio ecumenico Vaticano II: quando si sono rivoltati contro i dogmi, negando il peccato originale.

Quindi, per ricapitolare, che cosa dobbiamo fare?

La santificazione personale e degli altri, con Maria per essere umili; il confronto costante con uomini santi del calibro dei cardinali Caffarra, Sarah; lo studio; la distinzione tra peccato e peccatore; l'accostarsi sovente al Sacramento dell'Eucarestia scegliendo sacerdoti che credono nella transustanziazione, che sull'altare si ripete il sacrificio di Cristo e che la sostanza della liturgia è servire Dio e non l'uomo.


Ed è pure sul giornale della Diocesi di Pinerolo