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sabato 17 febbraio 2018
mercoledì 14 febbraio 2018
lunedì 12 febbraio 2018
Lettera dal fronte: Una torta non è uno pneumatico
Un
giudice della California difende la libertà di coscienza di Cathy
Miller, cake
designer
della località di Bakersfield, che si è rifiutata di realizzare la
scorsa estate una torta per il “matrimonio” di due donne.
Il 5 febbraio scorso il giudice David R. Lampe dell’Alta Corte della Contea di Kern, in California, ha negato al Department of Fair Employment and Housing la concessione di una misura cautelare contro la cake designer Cathy Miller, che nell’estate 2017 si è rifiutata di realizzare una torta che sarebbe stata utilizzata da parte di Eileen e Mireya Rodriguez-Del Rio.
Le signore Rodriguez-Del Rio avevano organizzato per il 7 ottobre 2017 una festa con più di cento invitati in occasione del loro “ricevimento nuziale”. La scelta sul negozio presso il quale acquistare la torta cadde sulla pasticceria di Cathy Miller, la Tastries Bakery, dopo averne assaggiato le prelibatezze il 17 agosto; ma la settimana successiva la proprietaria si scusava e informava le acquirenti che aveva provveduto a trasmettere l’ordine alla Gimme Some Sugar, pasticceria concorrente, dal momento che lei non poteva appoggiare un matrimonio tra due persone dello stesso sesso. Due mesi dopo le clienti, rimaste a bocca asciutta, presentavano una lagnanza denunciando che la Miller, cristiana praticante, aveva violato l’Unruh Civil Rights Act, ovvero la legge statale di contrasto alla discriminazione, a causa del loro orientamento sessuale.
Non proprio caratterizzato dal fair play risulta essere il comportamento delle due donne. Come si legge nel memorandum della Freedom of Conscience Defense Fund, a cui la Miller ha affidato la propria difesa, le richiedenti avrebbero consultato diversi negozi del circondario, quasi a tastare il terreno, chiedendo ai diversi pasticcieri se erano contrari o favorevoli al matrimonio omosessuale e registrandone accuratamente le risposte. Insomma, sembra davvero che «[…] non stavano cercando di comperare una torta, quanto piuttosto di allestire una causa». Precisa la difesa che la Tastries Bakery offre i suoi servizi e vende i propri prodotti, inclusi quelli già preparati, senza discriminazione alcuna ma non intendeva realizzare una torta che celebrasse un avvenimento offensivo dei propri intimi principi religiosi: Cathy si era rifiutata di creare la torta nuziale poiché le unioni tra persone dello stesso sesso violano il comando biblico secondo cui il matrimonio è solo tra un uomo e una donna.
Nell’esame della causa il giudice Lampe precisa che l’intento dello Stato di garantire un mercato che sia privo di discriminazioni è lodevole, poiché nessun venditore può rifiutarsi di vendere i propri prodotti a causa dell’orientamento sessuale dei clienti, fosse anche in virtù dei propri convincimenti religiosi. E, tuttavia, il diritto alla libertà di parola garantito dal Primo Emendamento della Costituzione americana supera l'interesse dello Stato nel garantire un mercato liberamente accessibile.
Una rivendita di penumatici, esemplifica il giudice, non può negare la vendita delle gomme poiché il suo proprietario non intende venderle a una coppia di persone dello stesso sesso, e questo perché «non vi è nulla di sacro o di espressivo in uno pneumatico». Allo stesso modo nessun artista, avendo messo in vendita la propria opera, può poi rifiutarsi di venderla con un intento discriminatorio né un fornaio può mettere le sue merci in vetrina, aprire il loro negozio e poi rifiutarsi di venderle a causa della razza, della religione, del sesso o dell’orientamento sessuale degli avventori.
Ma nel caso specifico la differenza da tenere a mente è che la torta in questione non è ancora stata realizzata: lo Stato, infatti, non sta chiedendo alla corte di ordinare alla signora Cathy di vendere la torta. Come spiega Lampe: «Lo Stato chiede a questa corte di costringere Miller a usare i suoi talenti per progettare e creare una torta che non ha ancora concepito, con la consapevolezza che il suo lavoro sarà esposto all’interno di una celebrazione di un’unione coniugale che la sua religione proibisce». Ne consegue il rigetto della richiesta perché forzare tale adempimento significherebbe fare violenza agli elementi costitutivi della libertà di parole garantita dal Primo Emendamento.
L’Unruh Civil Rights Act proibisce la discriminazione sulla base della religione, così come in virtù dell'orientamento sessuale delle persone. Il giudice pone un quesito illuminante, a spiazzare gli accusatori della sua ipotetica faziosità: «potrebbe questa Corte costringere una panettiera che fosse dichiaratamente a favore dei diritti LGBT a realizzare una torta nuziale che ella avesse rifuitato a una coppia cattolica come forma di protesta contro l’insegnamento della Chiesa Cattolica sul matrimonio omosessuale? La risposta è “no”». Il giudice, infatti, «[…] ha l’obbligo di difendere la libertà di parola, indipendentemente dal proprietario del piede che sta indossando la scarpa».
Apprezzabile è la saggezza salomonica del giudice Lampe che lungi dal coltivare una tutela della “libertà di discriminazione” contro le persone omosessuali riconosce che lo Stato non può costringere una persona a agire contro i propri convincimenti religiosi né violando gli intimi dettami della coscienza.
La questione è tutt’altro che chiusa. E mentre le ricorrenti affermano che la «loro battaglia contro la discriminazione e il fanatismo è solo all’inizio» a giugno si terrà la prossima udienza. Intanto l’estate vedrà anche l’attesa pronuncia della Corte Suprema degli Stati Uniti sul caso Masterpiece Cakeshop v. Colorado Civil Rights Commission, originato dal pasticciere Jack Philipps che nel luglio 2012 a Lakewood, in Colorado, rifiutò di prendere in ordine una torta per il matrimonio omosessuale di Charlie Craig and David Mullins.
Il 5 febbraio scorso il giudice David R. Lampe dell’Alta Corte della Contea di Kern, in California, ha negato al Department of Fair Employment and Housing la concessione di una misura cautelare contro la cake designer Cathy Miller, che nell’estate 2017 si è rifiutata di realizzare una torta che sarebbe stata utilizzata da parte di Eileen e Mireya Rodriguez-Del Rio.
Le signore Rodriguez-Del Rio avevano organizzato per il 7 ottobre 2017 una festa con più di cento invitati in occasione del loro “ricevimento nuziale”. La scelta sul negozio presso il quale acquistare la torta cadde sulla pasticceria di Cathy Miller, la Tastries Bakery, dopo averne assaggiato le prelibatezze il 17 agosto; ma la settimana successiva la proprietaria si scusava e informava le acquirenti che aveva provveduto a trasmettere l’ordine alla Gimme Some Sugar, pasticceria concorrente, dal momento che lei non poteva appoggiare un matrimonio tra due persone dello stesso sesso. Due mesi dopo le clienti, rimaste a bocca asciutta, presentavano una lagnanza denunciando che la Miller, cristiana praticante, aveva violato l’Unruh Civil Rights Act, ovvero la legge statale di contrasto alla discriminazione, a causa del loro orientamento sessuale.
Non proprio caratterizzato dal fair play risulta essere il comportamento delle due donne. Come si legge nel memorandum della Freedom of Conscience Defense Fund, a cui la Miller ha affidato la propria difesa, le richiedenti avrebbero consultato diversi negozi del circondario, quasi a tastare il terreno, chiedendo ai diversi pasticcieri se erano contrari o favorevoli al matrimonio omosessuale e registrandone accuratamente le risposte. Insomma, sembra davvero che «[…] non stavano cercando di comperare una torta, quanto piuttosto di allestire una causa». Precisa la difesa che la Tastries Bakery offre i suoi servizi e vende i propri prodotti, inclusi quelli già preparati, senza discriminazione alcuna ma non intendeva realizzare una torta che celebrasse un avvenimento offensivo dei propri intimi principi religiosi: Cathy si era rifiutata di creare la torta nuziale poiché le unioni tra persone dello stesso sesso violano il comando biblico secondo cui il matrimonio è solo tra un uomo e una donna.
Nell’esame della causa il giudice Lampe precisa che l’intento dello Stato di garantire un mercato che sia privo di discriminazioni è lodevole, poiché nessun venditore può rifiutarsi di vendere i propri prodotti a causa dell’orientamento sessuale dei clienti, fosse anche in virtù dei propri convincimenti religiosi. E, tuttavia, il diritto alla libertà di parola garantito dal Primo Emendamento della Costituzione americana supera l'interesse dello Stato nel garantire un mercato liberamente accessibile.
Una rivendita di penumatici, esemplifica il giudice, non può negare la vendita delle gomme poiché il suo proprietario non intende venderle a una coppia di persone dello stesso sesso, e questo perché «non vi è nulla di sacro o di espressivo in uno pneumatico». Allo stesso modo nessun artista, avendo messo in vendita la propria opera, può poi rifiutarsi di venderla con un intento discriminatorio né un fornaio può mettere le sue merci in vetrina, aprire il loro negozio e poi rifiutarsi di venderle a causa della razza, della religione, del sesso o dell’orientamento sessuale degli avventori.
Ma nel caso specifico la differenza da tenere a mente è che la torta in questione non è ancora stata realizzata: lo Stato, infatti, non sta chiedendo alla corte di ordinare alla signora Cathy di vendere la torta. Come spiega Lampe: «Lo Stato chiede a questa corte di costringere Miller a usare i suoi talenti per progettare e creare una torta che non ha ancora concepito, con la consapevolezza che il suo lavoro sarà esposto all’interno di una celebrazione di un’unione coniugale che la sua religione proibisce». Ne consegue il rigetto della richiesta perché forzare tale adempimento significherebbe fare violenza agli elementi costitutivi della libertà di parole garantita dal Primo Emendamento.
L’Unruh Civil Rights Act proibisce la discriminazione sulla base della religione, così come in virtù dell'orientamento sessuale delle persone. Il giudice pone un quesito illuminante, a spiazzare gli accusatori della sua ipotetica faziosità: «potrebbe questa Corte costringere una panettiera che fosse dichiaratamente a favore dei diritti LGBT a realizzare una torta nuziale che ella avesse rifuitato a una coppia cattolica come forma di protesta contro l’insegnamento della Chiesa Cattolica sul matrimonio omosessuale? La risposta è “no”». Il giudice, infatti, «[…] ha l’obbligo di difendere la libertà di parola, indipendentemente dal proprietario del piede che sta indossando la scarpa».
Apprezzabile è la saggezza salomonica del giudice Lampe che lungi dal coltivare una tutela della “libertà di discriminazione” contro le persone omosessuali riconosce che lo Stato non può costringere una persona a agire contro i propri convincimenti religiosi né violando gli intimi dettami della coscienza.
La questione è tutt’altro che chiusa. E mentre le ricorrenti affermano che la «loro battaglia contro la discriminazione e il fanatismo è solo all’inizio» a giugno si terrà la prossima udienza. Intanto l’estate vedrà anche l’attesa pronuncia della Corte Suprema degli Stati Uniti sul caso Masterpiece Cakeshop v. Colorado Civil Rights Commission, originato dal pasticciere Jack Philipps che nel luglio 2012 a Lakewood, in Colorado, rifiutò di prendere in ordine una torta per il matrimonio omosessuale di Charlie Craig and David Mullins.