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Porte aperte: quando padre Pio scacciò Arbore e Baudo
Riecco il club di quelli che «il gender non c'è»
Una spada per la vita. Riscoprire la virilità cristiana con Fabrice Hadjadj
Gender (d)Istruzione - Cervia (Ra) 23 novembre 2015
Perché i turchi hanno abbattuto il jet militare russo
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Ma Jahvé e Allah non sono lo stesso Dio
Torna l'inquisizione, ma la stampa laica continua a idolatrare Papa Bergoglio (se lo avesse fatto Benedetto XVI...)
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Ci siamo: l'associazione nazionale dei sindaci francesi vuole vietare il presepe
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Russi e turchi ai ferri corti: l’Europa con chi sta?
Questo è il tempo di dare la vita per i propri amici
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sabato 28 novembre 2015
venerdì 27 novembre 2015
giovedì 26 novembre 2015
Obice: non è questo il metodo
Partendo da dichiarazioni che arrivano da fonti che sono attendibili quanto quelle sull'esistenza degli unicorni "pare che il vicino di casa dell'amico di mio cuggino abbia sentito l'arcivescovo di Ferrara, Luigi Negri, parlare sul Freccia Rossa partito da Roma-Termini".
Noi crediamo che quanto si stia scatenando in queste ore contro Monsignor Negri sia l'ennesimo caso costruito ad hoc contro una personalità fedele alla Chiesa e non disposta a scendere a patti con il mondo.
L'arcivescovo di Ferrara entra così nel gruppo di chi ha subìto, per la propria integrità e lealtà verso 2000 anni di Magistero ecclesiastico e petrino, un attacco ideologico: pensiamo a Messori, Magister, Livi, Cardinal Pell.
D'altronde chi ha lanciato la notizia? Il Fatto Quotidiano e Repubblica che, nonostante quest'ultima sia il giornale più letto dai parroci (pare), non son proprio i quotidiani del Papa.
Con una certa faciloneria, tipica appunto di chi vuole denigrare e non capire come sono realmente andate le cose, il Fatto Quotidiano ha lanciato per primo la notizia che Monsignor Negri avrebbe espresso al suo segretario un giudizio negativo contro il Papa: "Speriamo che con Bergoglio la Madonna faccia il miracolo come aveva fatto con l'altro"; e con Renato Farina al telefono, critiche alle recenti nomine papali dei vescovi di Bologna e Palermo, mentre si trovava su un Freccia Rossa.
Si arriva alla diffamazione quando ci viene spiegato il primo dialogo: "un riferimento nemmeno troppo velato a Papa Luciani, Giovanni Paolo I, che governò la Chiesa soltanto per 33 giorni". Successivamente Repubblica, confermando l'esistenza di un "giornalismo collettivo" (lezione di Giuliano Ferrara) in cui non è importante l'uso del cervello, ha semplicemente copiato e incollato la notizia del Fatto.
A questo giornalismo del "sentito dire, della chiacchiera come le caramelle" (per citare il pontefice) bisogna dire no! Diffama soltanto ed è un'arma che normalmente è utilizzata nei regimi totalitari e non in democrazia.
Comunque sia, tutto questo non stupisce, dal Fattaccio e da Rep non potevamo aspettarci di meglio.
Il commento che però lascia basiti per davvero, togliendo quasi le parole di bocca, è la lettera spedita al Fatto Quotidiano in modo subitaneo da parte di CL, dissociandosi da Monsignor Negri e sottolineando quanto sono bravi e ubbidienti.
Non è questo il metodo migliore attraverso cui entrare nel merito di una questione che richiede di stare vicino ad un proprio Padre, difendendolo da quelle che sono delle calunnie.
Noi che siamo cresciuti con Giussani, quindi abituati a ragionare, a guardare la realtà, crediamo di poter dire che prima di tutto occorre riconoscere a Negri una grande paternità, per quello che ha fatto e continua a fare alla Comunità Cristiana, con l'offerta costante di giudizi lucidi chiari, senza giri di parole, con azioni concrete, tante; ricordiamone una importante: durante i primi attacchi dell'Is ai Cristiani d'Oriente, fu tra i pochi a fare qualcosa di concreto per loro, esponendo la N araba, per Nazareno, sulla sua casa.
Non possiamo che essere grati per quello che ha fatto e continua a fare al Movimento e alla Chiesa tutta, siamo convinti che è e sarà sempre pronto a difenderla.
Questo riteniamo il miglior insegnamento che ci ha lasciato Giussani, questa è la vera obbedienza alla Chiesa, obbedienza alla Verità.
Questa Verità va riconosciuta, va "raggiunta e detta", e non scelta.
La precisazione, che si legge, che l'arcivescovo Negri non "ricopre più alcun ruolo di responsabilità all'interno del movimento dal 2005", pare mostrare ingratitudine. Non ne comprendiamo l'utilità, anzi, vediamo solo un atteggiamento dannoso; giacché sembra un atto di sottomissione ai pregiudizi di Repubblica e del Fatto (come se avessero ragione).
Per tutti i meriti guadagnati sul campo, Monsignor Negri merita almeno il beneficio del dubbio!
Speriamo allo stesso tempo che il "fuoco amico" e quello "nemico" non abbiano nessun elemento in comune; speriamo che non siano vere quelle voci che sostengono che CL e altre realtà ecclesiali stiano cercando di riorganizzarsi per compiacere il mondo laicista: elemento che potrebbe spiegare il perché del "dissociarsi" da Negri, che non è aperto a compromessi con il laicismo; speriamo che la prossima volta i responsabili di CL abbiano la delicatezza di non sentenziare contro prima del tempo ma di telefonare, incontrare la persona vittima di un attacco: specialmente se la vittima è un Padre come Monsignor Negri.
Ribadiamo il nostro #prayforNegri
Noi crediamo che quanto si stia scatenando in queste ore contro Monsignor Negri sia l'ennesimo caso costruito ad hoc contro una personalità fedele alla Chiesa e non disposta a scendere a patti con il mondo.
L'arcivescovo di Ferrara entra così nel gruppo di chi ha subìto, per la propria integrità e lealtà verso 2000 anni di Magistero ecclesiastico e petrino, un attacco ideologico: pensiamo a Messori, Magister, Livi, Cardinal Pell.
D'altronde chi ha lanciato la notizia? Il Fatto Quotidiano e Repubblica che, nonostante quest'ultima sia il giornale più letto dai parroci (pare), non son proprio i quotidiani del Papa.
Con una certa faciloneria, tipica appunto di chi vuole denigrare e non capire come sono realmente andate le cose, il Fatto Quotidiano ha lanciato per primo la notizia che Monsignor Negri avrebbe espresso al suo segretario un giudizio negativo contro il Papa: "Speriamo che con Bergoglio la Madonna faccia il miracolo come aveva fatto con l'altro"; e con Renato Farina al telefono, critiche alle recenti nomine papali dei vescovi di Bologna e Palermo, mentre si trovava su un Freccia Rossa.
Si arriva alla diffamazione quando ci viene spiegato il primo dialogo: "un riferimento nemmeno troppo velato a Papa Luciani, Giovanni Paolo I, che governò la Chiesa soltanto per 33 giorni". Successivamente Repubblica, confermando l'esistenza di un "giornalismo collettivo" (lezione di Giuliano Ferrara) in cui non è importante l'uso del cervello, ha semplicemente copiato e incollato la notizia del Fatto.
A questo giornalismo del "sentito dire, della chiacchiera come le caramelle" (per citare il pontefice) bisogna dire no! Diffama soltanto ed è un'arma che normalmente è utilizzata nei regimi totalitari e non in democrazia.
Comunque sia, tutto questo non stupisce, dal Fattaccio e da Rep non potevamo aspettarci di meglio.
Il commento che però lascia basiti per davvero, togliendo quasi le parole di bocca, è la lettera spedita al Fatto Quotidiano in modo subitaneo da parte di CL, dissociandosi da Monsignor Negri e sottolineando quanto sono bravi e ubbidienti.
Non è questo il metodo migliore attraverso cui entrare nel merito di una questione che richiede di stare vicino ad un proprio Padre, difendendolo da quelle che sono delle calunnie.
Noi che siamo cresciuti con Giussani, quindi abituati a ragionare, a guardare la realtà, crediamo di poter dire che prima di tutto occorre riconoscere a Negri una grande paternità, per quello che ha fatto e continua a fare alla Comunità Cristiana, con l'offerta costante di giudizi lucidi chiari, senza giri di parole, con azioni concrete, tante; ricordiamone una importante: durante i primi attacchi dell'Is ai Cristiani d'Oriente, fu tra i pochi a fare qualcosa di concreto per loro, esponendo la N araba, per Nazareno, sulla sua casa.
Non possiamo che essere grati per quello che ha fatto e continua a fare al Movimento e alla Chiesa tutta, siamo convinti che è e sarà sempre pronto a difenderla.
Questo riteniamo il miglior insegnamento che ci ha lasciato Giussani, questa è la vera obbedienza alla Chiesa, obbedienza alla Verità.
Questa Verità va riconosciuta, va "raggiunta e detta", e non scelta.
La precisazione, che si legge, che l'arcivescovo Negri non "ricopre più alcun ruolo di responsabilità all'interno del movimento dal 2005", pare mostrare ingratitudine. Non ne comprendiamo l'utilità, anzi, vediamo solo un atteggiamento dannoso; giacché sembra un atto di sottomissione ai pregiudizi di Repubblica e del Fatto (come se avessero ragione).
Per tutti i meriti guadagnati sul campo, Monsignor Negri merita almeno il beneficio del dubbio!
Speriamo allo stesso tempo che il "fuoco amico" e quello "nemico" non abbiano nessun elemento in comune; speriamo che non siano vere quelle voci che sostengono che CL e altre realtà ecclesiali stiano cercando di riorganizzarsi per compiacere il mondo laicista: elemento che potrebbe spiegare il perché del "dissociarsi" da Negri, che non è aperto a compromessi con il laicismo; speriamo che la prossima volta i responsabili di CL abbiano la delicatezza di non sentenziare contro prima del tempo ma di telefonare, incontrare la persona vittima di un attacco: specialmente se la vittima è un Padre come Monsignor Negri.
Ribadiamo il nostro #prayforNegri
mercoledì 25 novembre 2015
Obice: I padri del gender: orrore e raccapriccio
Ricordate i libretti UNAR intitolati “Educare alla diversità a scuola”? Tali libretti sono stati bloccati dal Ministero dell’Istruzione in seguito a numerose proteste da parte delle associazioni dei genitori e associazioni pro famiglia (come Agesc, Comitato articolo 26 e Sì alla famiglia).
È mia intenzione, nei prossimi articoli, fare delle recensioni a proposito di quei testi, e ho incominciato a leggerli.
Nei testi in questione, vengono citati continuamente i cosiddetti “gender studies” (studi di genere), e con essi i suoi autori più importanti, Alfred Kinsey e John Money.
I suddetti testi si guardano però bene dal dire con chiarezza chi furono e cosa fecero Kinsey e Money, dato che se lo facessero la lettura e l’adozione di questi finirebbe sul nascere.
Dato che non tutti possono sapere con esattezza chi furono i due studiosi, ricorderemo cosa hanno fatto e come hanno lavorato.
Alfred Kinsey
Alfred Kinsey viene ricordato come l’autore del cosiddetto “Rapporto Kinsey”, uno studio sulla sessualità degli americani, che tra le altre cose si occupava, ad esempio, di stimare la percentuale di omosessuali nella società americana (il famoso 10% di omosessuali nella società che viene continuamente sbandierato dall’associazionismo LGBT viene da qui, ad esempio).
Occorre innanzitutto ricordare che Kinsey era un entomologo (studioso degli insetti), quindi non si capisce quali competenze avrebbe avuto per portare avanti un simile studio.
Per capire meglio quali metodologie furono utilizzate per questo studio, ci viene in aiuto lo psicologo prof. Roberto Marchesini, che scrive:
Nel primo Rapporto Kinsey esiste infatti un paragrafo intitolato “L’orgasmo nei soggetti impuberi” (pp 105 – 112) e in questo paragrafo vengono descritti i comportamenti di centinaia di bambini da quattro mesi a quattordici anni vittime di pedofili.
In alcuni casi, Kinsey e i suoi osservarono (filmando, contando il numero di «orgasmi» e cronometrando gli intervalli tra un «orgasmo» e l’altro) gli abusi di bambini ad opera di pedofili: «In 5 casi di soggetti impuberi le osservazioni furono proseguite per periodi di mesi o di anni[…]» (p. 107); ci furono anche bambini sottoposti a queste torture per 24 ore di seguito: «Il massimo osservato fu di 26 parossismi in 24 ore, ed il rapporto indica che sarebbe stato possibile ottenere anche di più nello stesso periodo di tempo» (p. 110).
Nel secondo Rapporto esiste un paragrafo intitolato “Contatti nell’età prepubere con maschi adulti”, nel quale vengono descritti rapporti sessuali tra bambine e uomini adulti, ovviamente alla presenza di Kinsey e colleghi. Le osservazioni condotte inducono Kinsey a sostenere che:
John Money
John Money è stato uno psicologo e sessuologo statunitense che, nel 1972, ha elaborato un preciso modello teorico secondo cui l’appartenenza ad un genere può essere disgiunta dal sesso biologico e dall’orientamento sessuale.
Secondo il suo approccio biosociale, natura e cultura interagiscono per determinare il sentimento di appartenenza ad un genere o all’altro. “Si nasce maschi o femmine -spiegava Money- ma l’etichetta sociale che ci viene attribuita e il diverso modello educativo che viene impartito ai bambini e alle bambine interagisce con i fattori biologici…”
E’ interessante notare come venga presentato solo il modello teorico di Money e non i suoi risultati, ed il motivo è chiaro: quando la sua teoria venne applicata, fu l’origine del dramma esistenziale per la malcapitata “cavia” umana, David Reimer, e sfociò in un tragico epilogo:
Alcune considerazioni
Abbiamo potuto constatare che razza di personaggi siano i “padri fondatori” della teoria del gender, o gender studies (o come li volete chiamare, ci siamo capiti).
Di fatto, i testi su cui il Ministero aveva pensato, in un primo momento, di formare gli insegnanti e poi successivamente dei giovani studenti, si basano sulle teorie (assolutamente antiscientifiche) formulate da un apologeta e sostenitore della pedofilia e amico di satanisti e da un epigone di Josef Mengele in salsa progressista (quindi, per forza di cose, dal lato giusto della barricata).
Detto questo, viene spontanea una domanda: si tratta di ignoranza o malafede? Cioè, al Ministero nessuno ha dato una controllata a cosa sarebbe stato inviato nelle scuole oppure è stato fatto tutto alla zittina nella speranza che nessuno se ne accorgesse?
Tuttavia, domande dello stesso tenore potrebbero essere rivolte a numerosi responsabili di vari movimenti ecclesiali e a numerosi prelati che continuano a fare spallucce davanti a questa vera e propria offensiva antropologica che mira a decostruire la Persona, magari facendosi scudo di citazioni del Papa e di parole chiave come “dialogo”, “ponti”, “muri” (sembrano diventati tutti ingegneri strutturisti).
Inoltre, se vogliamo rincarare la dose, bisognerebbe ricordarsi che siamo nel 2015, e non più nel 1975: Internet oggi ce l’hanno tutti, e queste informazioni sono facilmente reperibili, diversamente, per esempio, rispetto a 40 anni fa. Quindi, nemmeno l’ignoranza è più una scusa ammissibile per chi ha certi tipi di responsabilità.
A tal proposito, colgo l’occasione per ringraziare il prof. Enzo Pennetta per aver fornito gentilmente sul suo blog gran parte delle informazioni riportate in questo articolo.
È mia intenzione, nei prossimi articoli, fare delle recensioni a proposito di quei testi, e ho incominciato a leggerli.
Nei testi in questione, vengono citati continuamente i cosiddetti “gender studies” (studi di genere), e con essi i suoi autori più importanti, Alfred Kinsey e John Money.
I suddetti testi si guardano però bene dal dire con chiarezza chi furono e cosa fecero Kinsey e Money, dato che se lo facessero la lettura e l’adozione di questi finirebbe sul nascere.
Dato che non tutti possono sapere con esattezza chi furono i due studiosi, ricorderemo cosa hanno fatto e come hanno lavorato.
Alfred Kinsey
Alfred Kinsey viene ricordato come l’autore del cosiddetto “Rapporto Kinsey”, uno studio sulla sessualità degli americani, che tra le altre cose si occupava, ad esempio, di stimare la percentuale di omosessuali nella società americana (il famoso 10% di omosessuali nella società che viene continuamente sbandierato dall’associazionismo LGBT viene da qui, ad esempio).
Occorre innanzitutto ricordare che Kinsey era un entomologo (studioso degli insetti), quindi non si capisce quali competenze avrebbe avuto per portare avanti un simile studio.
Per capire meglio quali metodologie furono utilizzate per questo studio, ci viene in aiuto lo psicologo prof. Roberto Marchesini, che scrive:
“Kinsey ha manipolato il campione di individui intervistato per ottenere quei dati. Il celebre psicologo Abraham Maslow, saputo delle ricerche che Kinsey stava conducendo, volle incontrarlo per confrontarsi con lui. Una volta compreso il metodo d’indagine di Kinsey, Maslow mise in guardia l’entomologo dal “volunteer error”, ossia dalla non rappresentatività di un campione composto esclusivamente da volontari per una ricerca psicologica sulla sessualità. Kinsey decise di ignorare il suggerimento di Maslow e di proseguire nella raccolta delle storie sessuali di volontari. Oltre a questo, circa il 25 % dei soggetti maschi intervistati nella sua ricerca erano detenuti per crimini sessuali; l’unica scuola superiore presa in considerazione per la ricerca fu un istituto particolare nel quale circa il 50 % degli studenti avevano contatti omosessuali; tra i soggetti erano presenti anche un numero sproporzionato di “prostituti” maschi (almeno 200); tra gli omosessuali vennero contati anche soggetti che avevano avuto pensieri o contatti casuali, magari nella prima adolescenza; infine, nel calcolare la percentuale di omosessuali, Kinsey fece sparire – senza darne spiegazione – circa 1.000 soggetti.”Ma gli errori metodologici sono niente in confronto agli orrori materiali di cui Kinsey si rese responsabile: l’aspetto più inquietante di questo personaggio riguarda gli esperimenti sessuali condotti sui bambini.
Nel primo Rapporto Kinsey esiste infatti un paragrafo intitolato “L’orgasmo nei soggetti impuberi” (pp 105 – 112) e in questo paragrafo vengono descritti i comportamenti di centinaia di bambini da quattro mesi a quattordici anni vittime di pedofili.
In alcuni casi, Kinsey e i suoi osservarono (filmando, contando il numero di «orgasmi» e cronometrando gli intervalli tra un «orgasmo» e l’altro) gli abusi di bambini ad opera di pedofili: «In 5 casi di soggetti impuberi le osservazioni furono proseguite per periodi di mesi o di anni[…]» (p. 107); ci furono anche bambini sottoposti a queste torture per 24 ore di seguito: «Il massimo osservato fu di 26 parossismi in 24 ore, ed il rapporto indica che sarebbe stato possibile ottenere anche di più nello stesso periodo di tempo» (p. 110).
Nel secondo Rapporto esiste un paragrafo intitolato “Contatti nell’età prepubere con maschi adulti”, nel quale vengono descritti rapporti sessuali tra bambine e uomini adulti, ovviamente alla presenza di Kinsey e colleghi. Le osservazioni condotte inducono Kinsey a sostenere che:
Alfred Kinsey (a sinistra) e Kenneth Anger nell’abbazia esoterica di Thelema, davanti alla fotografia di Aleister Crowley |
“Se la bambina non fosse condizionata dall’educazione, non è certo che approcci sessuali del genere di quelli determinatisi in questi episodi [contatti sessuali con maschi adulti], la turberebbero. E’ difficile capire per quale ragione una bambina, a meno che non sia condizionata dall’educazione, dovrebbe turbarsi quando le vengono toccati i genitali, oppure turbarsi vedendo i genitali di altre persone, o nell’avere contatti sessuali ancora più specifici.”Kinsey attinse i dati sulla sessualità infantile effettuando attivamente pratiche pedofile per le quali avrebbe dovuto essere legalmente perseguito. E fu anche un dichiarato sostenitore della pedofilia. Molto discutibili anche le sue frequentazioni, una fotografia lo ritrae () in compagnia di un certo Kenneth Anger davanti ad una foto del mago satanista Aleister Crowley. Anger, regista di film come “Lucifer rising” e amico di Bobby Beusoleil della “famiglia” di Charles Manson, fu intimo amico di Kinsey e contribuì alle sue ricerche fornendo un filmato nel quale si masturbava. Questo era Alfred Kinsey.
John Money
John Money è stato uno psicologo e sessuologo statunitense che, nel 1972, ha elaborato un preciso modello teorico secondo cui l’appartenenza ad un genere può essere disgiunta dal sesso biologico e dall’orientamento sessuale.
Secondo il suo approccio biosociale, natura e cultura interagiscono per determinare il sentimento di appartenenza ad un genere o all’altro. “Si nasce maschi o femmine -spiegava Money- ma l’etichetta sociale che ci viene attribuita e il diverso modello educativo che viene impartito ai bambini e alle bambine interagisce con i fattori biologici…”
E’ interessante notare come venga presentato solo il modello teorico di Money e non i suoi risultati, ed il motivo è chiaro: quando la sua teoria venne applicata, fu l’origine del dramma esistenziale per la malcapitata “cavia” umana, David Reimer, e sfociò in un tragico epilogo:
David Reimer, nato Bruce Peter Reimer (Winnipeg, 22 agosto 1965 – Ottawa, 5 maggio 2004), è stato un cittadino canadese che, nato maschio, dopo la nascita fu sessualmente riassegnato al sesso femminile a causa della perdita del pene durante una maldestra operazione di circoncisione. Lo psicologo John Money (1921-2006) seguì clinicamente il suo caso, guidando Reimer verso l’accettazione della condizione sessuale femminile. Money dichiarò che la terapia ebbe esito positivo: Reimer apprese la nuova identità di genere. Tuttavia il sessuologo Milton Diamond scoprì che Reimer non si identificò mai con una donna e che dall’età di 15 anni prese a vivere come un uomo. Reimer stesso volle che la sua storia fosse resa pubblica affinché a nessun altro capitasse quello che era capitato a lui. Morì suicida nel 2004.
Fonte: WikipediaL’esperimento di Money fu un drammatico insuccesso, eppure egli viene riportato come il fondatore della teoria del gender, quella secondo la quale si può “riassegnare” un sesso diverso mediante la rieducazione.
Alcune considerazioni
Abbiamo potuto constatare che razza di personaggi siano i “padri fondatori” della teoria del gender, o gender studies (o come li volete chiamare, ci siamo capiti).
Di fatto, i testi su cui il Ministero aveva pensato, in un primo momento, di formare gli insegnanti e poi successivamente dei giovani studenti, si basano sulle teorie (assolutamente antiscientifiche) formulate da un apologeta e sostenitore della pedofilia e amico di satanisti e da un epigone di Josef Mengele in salsa progressista (quindi, per forza di cose, dal lato giusto della barricata).
Detto questo, viene spontanea una domanda: si tratta di ignoranza o malafede? Cioè, al Ministero nessuno ha dato una controllata a cosa sarebbe stato inviato nelle scuole oppure è stato fatto tutto alla zittina nella speranza che nessuno se ne accorgesse?
Tuttavia, domande dello stesso tenore potrebbero essere rivolte a numerosi responsabili di vari movimenti ecclesiali e a numerosi prelati che continuano a fare spallucce davanti a questa vera e propria offensiva antropologica che mira a decostruire la Persona, magari facendosi scudo di citazioni del Papa e di parole chiave come “dialogo”, “ponti”, “muri” (sembrano diventati tutti ingegneri strutturisti).
Inoltre, se vogliamo rincarare la dose, bisognerebbe ricordarsi che siamo nel 2015, e non più nel 1975: Internet oggi ce l’hanno tutti, e queste informazioni sono facilmente reperibili, diversamente, per esempio, rispetto a 40 anni fa. Quindi, nemmeno l’ignoranza è più una scusa ammissibile per chi ha certi tipi di responsabilità.
A tal proposito, colgo l’occasione per ringraziare il prof. Enzo Pennetta per aver fornito gentilmente sul suo blog gran parte delle informazioni riportate in questo articolo.
martedì 24 novembre 2015
Obice: Le iene e le pecore
Sono ormai anni che non accendo la tv, ma mi hanno segnalato questo servizio delle iene, 26 minuti di sponsorizzazione della morte, 26 minuti in cui vengono elencate un sacco di scuse per giustificare la scelta della “via facile”, di una “scorciatoia”, di un “evitare la fatica” o chiamatelo come vi pare.
Attenzione però, ora non mi voglio rivolgere a chi ritiene giusta l'eutanasia, a chi è contento di questo servizio perché “finalmente si capirà che una legge per regolamentare la libertà di morte serve”, per loro scriveremo qualche numero di ciò è successo e che sta accadendo in Belgio, Olanda e Lussemburgo (per ora vi dovete accontentare di guardare il video che abbiamo pubblicato qua dal minuto 36:45).
Ora voglio rivolgermi a chi riesce ancora a capire che vedere in televisione una donna, Michèle Causse per la precisione, che beve un veleno chiamato pentobarbital, che in farmacia costa circa 95€ e che viene venduto dall'associazione svizzera Dignitas a 12mila, perché fa troppa fatica a vivere vuol dire vedere un crimine terribile.
Vorrei dire a tutti quelli che “la cosa importante è la salute” o “fino a che c'è la salute va tutto bene” che non è vero, certo la salute è importante, ma non è la prestanza fisica che da valore alla vita, non è quanto produciamo che rende degna la nostra vita. Se siamo di quelli che “la salute è la cosa più importante” vuol dire che, anche se riconosciamo come sbagliata la morte di quella donna, non siamo capaci di dire il perché vale la pena che lei viva.
Nel momento in cui non si riconosce il valore della vita, anche di quella sofferente e dolorosa in attesa della morte, vuol dire che l'unico valore che ha la vita è ciò che produciamo, e il passaggio da “ho il diritto di morire perché la vita è mia” a “ho il dovere di morire perché non produco nulla, perché sono un peso” è sostanzialmente istantaneo.
Ora, se è ancora vero che ogni secondo della vita vale, la prima menzogna arriva già dopo 34 secondi che è iniziato il servizio, quando si sente quel “per niente”.
Ce ne sono molte altre ma non posso elencarle tutte, ciò che è fondamentale è che la verità non è soggettiva e non si può tutelare con la legge ciò che è sbagliato, falso e immorale.
Vi prego non cadiamo di nuovo nella trappola del “sono tantissimi quelli che si suicidano e quindi facciamoglielo fare in modo decoroso” perché ora, chi si suicida, sa che sta facendo una cosa sbagliata, quando tuteleremo con la legge queste azioni, ciò non sarà più vero.
Non conosco i meandri più profondi della sofferenza umana. Ma so che la società, la patria che vorrei non mi lascerebbe mai solo, e so che nella Chiesa che ho scelto non resterei mai solo. Vorrei che così potesse essere anche per il mio prossimo.
Così sarebbe, se solo si avesse il coraggio di Spalancare le porte a Cristo, che nemmeno per un solo secondo ha rinnegato la vita sopportando per noi i dolori della Passione
È vero che farsi aiutare e farsi voler bene è difficile perché siamo tutti egoisti e orgogliosi ma non per questo dobbiamo ammazzarci.
Attenzione però, ora non mi voglio rivolgere a chi ritiene giusta l'eutanasia, a chi è contento di questo servizio perché “finalmente si capirà che una legge per regolamentare la libertà di morte serve”, per loro scriveremo qualche numero di ciò è successo e che sta accadendo in Belgio, Olanda e Lussemburgo (per ora vi dovete accontentare di guardare il video che abbiamo pubblicato qua dal minuto 36:45).
Ora voglio rivolgermi a chi riesce ancora a capire che vedere in televisione una donna, Michèle Causse per la precisione, che beve un veleno chiamato pentobarbital, che in farmacia costa circa 95€ e che viene venduto dall'associazione svizzera Dignitas a 12mila, perché fa troppa fatica a vivere vuol dire vedere un crimine terribile.
Vorrei dire a tutti quelli che “la cosa importante è la salute” o “fino a che c'è la salute va tutto bene” che non è vero, certo la salute è importante, ma non è la prestanza fisica che da valore alla vita, non è quanto produciamo che rende degna la nostra vita. Se siamo di quelli che “la salute è la cosa più importante” vuol dire che, anche se riconosciamo come sbagliata la morte di quella donna, non siamo capaci di dire il perché vale la pena che lei viva.
Nel momento in cui non si riconosce il valore della vita, anche di quella sofferente e dolorosa in attesa della morte, vuol dire che l'unico valore che ha la vita è ciò che produciamo, e il passaggio da “ho il diritto di morire perché la vita è mia” a “ho il dovere di morire perché non produco nulla, perché sono un peso” è sostanzialmente istantaneo.
Ora, se è ancora vero che ogni secondo della vita vale, la prima menzogna arriva già dopo 34 secondi che è iniziato il servizio, quando si sente quel “per niente”.
Ce ne sono molte altre ma non posso elencarle tutte, ciò che è fondamentale è che la verità non è soggettiva e non si può tutelare con la legge ciò che è sbagliato, falso e immorale.
Vi prego non cadiamo di nuovo nella trappola del “sono tantissimi quelli che si suicidano e quindi facciamoglielo fare in modo decoroso” perché ora, chi si suicida, sa che sta facendo una cosa sbagliata, quando tuteleremo con la legge queste azioni, ciò non sarà più vero.
Non conosco i meandri più profondi della sofferenza umana. Ma so che la società, la patria che vorrei non mi lascerebbe mai solo, e so che nella Chiesa che ho scelto non resterei mai solo. Vorrei che così potesse essere anche per il mio prossimo.
Così sarebbe, se solo si avesse il coraggio di Spalancare le porte a Cristo, che nemmeno per un solo secondo ha rinnegato la vita sopportando per noi i dolori della Passione
È vero che farsi aiutare e farsi voler bene è difficile perché siamo tutti egoisti e orgogliosi ma non per questo dobbiamo ammazzarci.
lunedì 23 novembre 2015
domenica 22 novembre 2015
Obice: Torino gay pride propina il "gender fluid" agli undicenni
Martedì 24 e mercoledì 25 novembre alla Casa Teatro Ragazzi di Torino ci sarà per le scuole e aperto al pubblico la sera di venerdì 27 lo spettacolo "Fa'afafine mi chiamo Alex e sono un dinosauro".
È la storia di Alex che si infatua nel pieno della sua fase evolutiva di un compa-gno di scuola. Alex sogna di trasferirsi a Samoa per poter vivere da Fa'afafine e magari un giorno potersi sposare con Elliot.
La parola composta (fa'a = alla maniera di; "fafine" = donna) definisce un terzo sesso fluido. Dal sito www.siciliainformazioni.com (la compagnia teatrale è siciliana) viene spiegato come "coloro che, sin da bambini, non amano identificarsi e a cui la società samoana non impone una scelta. I Fa'afafine godono di massimo rispetto. Sono maschi alla nascita, ed esplicitamente incarnano entrambi i caratteri, variando nel comportamento dal femminile stravagante al prosaica-mente maschile."
Su questo sito c'è scritto che "lo spettacolo si chiude simpaticamente con una divertente danzetta, e uno scambio di vestiti, prospettando una rassicurante verità: il primato dell'amore; l'immensa energia in grado di superare ogni limite e giudizio."
Alla fine seguirà un dibattito curato dal coordinamento Torino Gay Pride, condurrà la serata il dottor Andrea Perdichizzi , ci sarà la presentazione del libro "io no! ...o forse sì" la storia di un "coming out spalmato di ironia" come lo definisce l'autore. Invitati Ilda Curti l'assessore alle politiche delle pari opportunità della città di Torino e Mariagrazia Pellerino assessore delle politiche educative della città di Torino.
Giuliano Scarpinato attore e regista dice in un intervista che gli dispiace molto che "spesso genitori o educatori evitano di portare i ragazzini a teatro, a causa del pregiudizio o del timore di affrontare l'argomento, sottraendo i giovanissimi al confronto, mettendo la testa sotto la sabbia".
Carissimo Giuliano, carissimi organizzatori, carissima Casa Teatro Ragazzi, l'arte può raccontare i patimenti dell'età evolutiva, la confusione, l'attrazione anche erotica che durante le fasi puberali e adolescenziali alcuni ragazzi possono provare nei confronti di un compagno dello stesso sesso, e l'arte può anche raccontare che a volte può accadere che ci sia uno scollamento psichico con il proprio dato di realtà biologico. Bene, ma è necessario per raccontarlo bene proporre temi così delicati ad un pubblico adulto, e soprattutto dare il nome vero a questi vissuti.
La confusione durante la propria costruzione dell'identità può essere una con-fusione e basta, non per certo un orientamento omosessuale, e se c'è uno scol-lamento psichico dal dato di realtà siamo di fronte ad una DISFORIA DI GENERE, non ad un genere neutro. Il genere neutro non esiste. Ogni nostra cellula è sessuata, non neutra. Non possiamo confondere i bambini e fare questa PROPAGANDA, perché di propaganda si tratta quando una teoria che non ha nessun fondamento scientifico e di realtà vuole indottrinare i nostri bambini. Noi genitori siamo i primi educatori dei nostri figli e non possiamo confondere e de-costruire la realtà di un' identità delicata in crescita. Questo spettacolo confonde le identità che si stanno strutturando nei nostri figli e insinua nei genitori ed insegnanti la normalità di una scelta possibile staccata da un dato di realtà. E lo fa con un abilità subdola, quasi serpentina, perché sfrutta l'emotività delle persone coinvolte, bambini e genitori. Alex dice di subire atti di bullismo per questo suo modo di essere, atti che vanno messi al bando sempre, ma che non possono diventare il modo per dirci che Alex può essere ciò che sente a prescindere da ciò che è.
Lo spettacolo insinua il senso di colpa nei genitori quando Alex dice loro "era meglio se non nascevo?" e dice una menzogna gravissima quando fa dire alla madre "Troverai qualcuno che ti amerà così come sei...".
La menzogna sta nel fatto che lui è già amato dai suoi genitori, ma di un amore incapace, un amore incapace di farsi delle domande, un amore vittima della pressione ideologica su questo tema, un amore che non guarda negli occhi un figlio che va accompagnato e sostenuto nella famiglia e nella cultura, nella scuola, nella formazione della propria identità che è data anche e soprattutto dal dato biologico. Accogliere Amare significa affrontare le ferite, incollati alla realtà della Persona, alla sua integrità. Non posso avere un corpo maschile e sentirmi psichicamente una femmina, ho una disforia che va curata, non sono un terzo sesso fluido. Ho necessità vitale di sentirmi Amato veramente dai miei genitori, un Amore che si sporca le mani con me, che non ha paura, che non mette veramente la testa sotto la sabbia, che non cerca la via di fuga più facile "lui è fatto così". Il corpo non è accessorio, siamo maschi e femmine ed è autoevidente! E lo siamo non perché ce lo impongono degli stereotipi ma perché il nostro corpo porta dei dati reali, neuroscientificamente reali, visibili anche in alcuni tratti della personalità dell'essere maschio o femmina (oltre che nelle scintigrafie dei cervelli maschili e femminili!). Esistono delle patologie rarissime di cui il corpo porta segno che vanno accompagnate in modo diverso, ma sono rarissime. Il genere non si sceglie, il sesso è dato dalla realtà del nostro corpo, e se il bambino cresce in una cultura che sostiene questo dato psichicamente vivrà questa realtà naturalmente, senza confusione.
Com'è possibile che un tema così delicato come la disforia di genere venga trattato facendo propaganda all'ideologia di genere e venga proposto ad una sala di bambini e ragazzi? Com'è possibile che alcune scuole hanno a calendario la visione di uno spettacolo che propaganda la teoria gender? I nostri assessori accetteranno questo invito? Conoscono la storia di queste teorie? E la Casa Teatro Ragazzi tanto amata da noi genitori di Torino ha capito veramente il tema di questo spettacolo? Chiudo con queste domande e ricordando a noi genitori che abbiamo un unico diritto sui nostri figli, quello di educazione, e un unico dovere Amarli e Custodirli nella Realtà di ciò che sono.
Quotidiano La Croce - 21/11/2015
È la storia di Alex che si infatua nel pieno della sua fase evolutiva di un compa-gno di scuola. Alex sogna di trasferirsi a Samoa per poter vivere da Fa'afafine e magari un giorno potersi sposare con Elliot.
La parola composta (fa'a = alla maniera di; "fafine" = donna) definisce un terzo sesso fluido. Dal sito www.siciliainformazioni.com (la compagnia teatrale è siciliana) viene spiegato come "coloro che, sin da bambini, non amano identificarsi e a cui la società samoana non impone una scelta. I Fa'afafine godono di massimo rispetto. Sono maschi alla nascita, ed esplicitamente incarnano entrambi i caratteri, variando nel comportamento dal femminile stravagante al prosaica-mente maschile."
Su questo sito c'è scritto che "lo spettacolo si chiude simpaticamente con una divertente danzetta, e uno scambio di vestiti, prospettando una rassicurante verità: il primato dell'amore; l'immensa energia in grado di superare ogni limite e giudizio."
Alla fine seguirà un dibattito curato dal coordinamento Torino Gay Pride, condurrà la serata il dottor Andrea Perdichizzi , ci sarà la presentazione del libro "io no! ...o forse sì" la storia di un "coming out spalmato di ironia" come lo definisce l'autore. Invitati Ilda Curti l'assessore alle politiche delle pari opportunità della città di Torino e Mariagrazia Pellerino assessore delle politiche educative della città di Torino.
Giuliano Scarpinato attore e regista dice in un intervista che gli dispiace molto che "spesso genitori o educatori evitano di portare i ragazzini a teatro, a causa del pregiudizio o del timore di affrontare l'argomento, sottraendo i giovanissimi al confronto, mettendo la testa sotto la sabbia".
Carissimo Giuliano, carissimi organizzatori, carissima Casa Teatro Ragazzi, l'arte può raccontare i patimenti dell'età evolutiva, la confusione, l'attrazione anche erotica che durante le fasi puberali e adolescenziali alcuni ragazzi possono provare nei confronti di un compagno dello stesso sesso, e l'arte può anche raccontare che a volte può accadere che ci sia uno scollamento psichico con il proprio dato di realtà biologico. Bene, ma è necessario per raccontarlo bene proporre temi così delicati ad un pubblico adulto, e soprattutto dare il nome vero a questi vissuti.
La confusione durante la propria costruzione dell'identità può essere una con-fusione e basta, non per certo un orientamento omosessuale, e se c'è uno scol-lamento psichico dal dato di realtà siamo di fronte ad una DISFORIA DI GENERE, non ad un genere neutro. Il genere neutro non esiste. Ogni nostra cellula è sessuata, non neutra. Non possiamo confondere i bambini e fare questa PROPAGANDA, perché di propaganda si tratta quando una teoria che non ha nessun fondamento scientifico e di realtà vuole indottrinare i nostri bambini. Noi genitori siamo i primi educatori dei nostri figli e non possiamo confondere e de-costruire la realtà di un' identità delicata in crescita. Questo spettacolo confonde le identità che si stanno strutturando nei nostri figli e insinua nei genitori ed insegnanti la normalità di una scelta possibile staccata da un dato di realtà. E lo fa con un abilità subdola, quasi serpentina, perché sfrutta l'emotività delle persone coinvolte, bambini e genitori. Alex dice di subire atti di bullismo per questo suo modo di essere, atti che vanno messi al bando sempre, ma che non possono diventare il modo per dirci che Alex può essere ciò che sente a prescindere da ciò che è.
Lo spettacolo insinua il senso di colpa nei genitori quando Alex dice loro "era meglio se non nascevo?" e dice una menzogna gravissima quando fa dire alla madre "Troverai qualcuno che ti amerà così come sei...".
La menzogna sta nel fatto che lui è già amato dai suoi genitori, ma di un amore incapace, un amore incapace di farsi delle domande, un amore vittima della pressione ideologica su questo tema, un amore che non guarda negli occhi un figlio che va accompagnato e sostenuto nella famiglia e nella cultura, nella scuola, nella formazione della propria identità che è data anche e soprattutto dal dato biologico. Accogliere Amare significa affrontare le ferite, incollati alla realtà della Persona, alla sua integrità. Non posso avere un corpo maschile e sentirmi psichicamente una femmina, ho una disforia che va curata, non sono un terzo sesso fluido. Ho necessità vitale di sentirmi Amato veramente dai miei genitori, un Amore che si sporca le mani con me, che non ha paura, che non mette veramente la testa sotto la sabbia, che non cerca la via di fuga più facile "lui è fatto così". Il corpo non è accessorio, siamo maschi e femmine ed è autoevidente! E lo siamo non perché ce lo impongono degli stereotipi ma perché il nostro corpo porta dei dati reali, neuroscientificamente reali, visibili anche in alcuni tratti della personalità dell'essere maschio o femmina (oltre che nelle scintigrafie dei cervelli maschili e femminili!). Esistono delle patologie rarissime di cui il corpo porta segno che vanno accompagnate in modo diverso, ma sono rarissime. Il genere non si sceglie, il sesso è dato dalla realtà del nostro corpo, e se il bambino cresce in una cultura che sostiene questo dato psichicamente vivrà questa realtà naturalmente, senza confusione.
Com'è possibile che un tema così delicato come la disforia di genere venga trattato facendo propaganda all'ideologia di genere e venga proposto ad una sala di bambini e ragazzi? Com'è possibile che alcune scuole hanno a calendario la visione di uno spettacolo che propaganda la teoria gender? I nostri assessori accetteranno questo invito? Conoscono la storia di queste teorie? E la Casa Teatro Ragazzi tanto amata da noi genitori di Torino ha capito veramente il tema di questo spettacolo? Chiudo con queste domande e ricordando a noi genitori che abbiamo un unico diritto sui nostri figli, quello di educazione, e un unico dovere Amarli e Custodirli nella Realtà di ciò che sono.
Quotidiano La Croce - 21/11/2015
Obice: Torino, aula magna: si parla di gender
Si tratta di qualcosa che non esiste, ma vi si dedicano il rettore di un’università e il sottosegretario al Miur. Ecco il programma:
Chi scrive per il quotidiano La Croce e chi semplicemente lo legge sa bene e che normalmente i sostenitori della (dis)educazione gender amano mentire fino all’inverosimile. Sostengono i gender studies ma negano l’esistenza del gender; sostengono Judith Butler Money e Derrida ma negano il gender; In Italia vogliono il ddl Fedeli pro gender e poi dichiarano come Sara Garbagnoli che tale termine è una invenzione del Vaticano e dei cattolici, sempre pronti a complottare contro il mondo. Insomma, siamo alle solite: una minoranza di furbetti ben strutturata e potente mediaticamente cerca con ogni mezzo, pure sporco: dal vittimismo alla calunnia, di manipolare la realtà e imporre il proprio pensiero.
Non occorre pensare a scenari lontani da casa propria, oppure aspettare il prossimo talk show per scoprire tali “bizzarrie pericolose”. A volte è necessario uscire sotto casa, e guardarsi attorno nel proprio quartiere, nella propria parrocchia, nella propria università.
Così per Torino, la città dove vive chi scrive.
Ecco, questa Domenica 22 novembre si terrà dalle 9 alle 13:30, presso l’Università di Torino - Aula Magna della Cavallerizza Reale, un convegno dal titolo “A scuola insieme! Gender Vs. Istruzione, Educazione, Differenze”.
Come si diceva all’inizio dell’articolo, gli organizzatori sono i soliti che negano il gender ma poi infine lo propagandano e lo “insegnano pure”. Sarà in prima fila il Torino Pride e non mancheranno i rappresentanti del PD, della rete Ready. La mattinata sarà divisa in tre moduli.
Il I dedicato alla “menzogna gender” vedrà impegnati Chiara Bertone – Sociologa della Famiglia, Università del Piemonte Orientale, Vittorio Lingiardi – Università La Sapienza, Alessandro Lombardo – Presidente Ordine Psicologi del Piemonte, Michele Potè – Avvocatura per i Diritti Lgbt ‐ Rete Lenford
Successivamente, sarà il turno di “La Politica e le azioni istituzionali di contrasto Gender”: presenti Sen. Francesca Puglisi ‐ Segreteria naz. PD Responsabile Scuola, Università e Ricerca, On. Micaela Campana della Segreteria naz. PD Responsabile Welfare e Terzo Settore, Sen. Alberto Airola – Diritti LGBT ‐ Movimento 5 Stelle, Ilda Curti – Rete Ready Nazionale.
“Educazione alle differenze” il titolo del III modulo, con Pietro Rapisarda – D.S. IPS J. B. Beccari di Torino, Gianmaria Ajani ‐ Rettore dell’Università degli Studi di Torino, Davide Faraone – Sottosegretario Ministero dell’Istruzione, della Università e della Ricerca (non ancora confermato).
Concluderanno Alessandro Battaglia – Coordinatore Torino Pride GLBT, Elisa Trovò – Responsabile Regionale Coordinamento Genitori Democratici.
Il tutto è stato voluto dalle seguenti associazioni:
AGEDO Torino - Arcigay “Ottavio Mai” Torino
Associazione Culturale e Ricreativa “Sauna 011 Club”
Associazione di Volontariato LAMBDA
Quotidiano La Croce - 20/11/2015
Chi scrive per il quotidiano La Croce e chi semplicemente lo legge sa bene e che normalmente i sostenitori della (dis)educazione gender amano mentire fino all’inverosimile. Sostengono i gender studies ma negano l’esistenza del gender; sostengono Judith Butler Money e Derrida ma negano il gender; In Italia vogliono il ddl Fedeli pro gender e poi dichiarano come Sara Garbagnoli che tale termine è una invenzione del Vaticano e dei cattolici, sempre pronti a complottare contro il mondo. Insomma, siamo alle solite: una minoranza di furbetti ben strutturata e potente mediaticamente cerca con ogni mezzo, pure sporco: dal vittimismo alla calunnia, di manipolare la realtà e imporre il proprio pensiero.
Non occorre pensare a scenari lontani da casa propria, oppure aspettare il prossimo talk show per scoprire tali “bizzarrie pericolose”. A volte è necessario uscire sotto casa, e guardarsi attorno nel proprio quartiere, nella propria parrocchia, nella propria università.
Così per Torino, la città dove vive chi scrive.
Ecco, questa Domenica 22 novembre si terrà dalle 9 alle 13:30, presso l’Università di Torino - Aula Magna della Cavallerizza Reale, un convegno dal titolo “A scuola insieme! Gender Vs. Istruzione, Educazione, Differenze”.
Come si diceva all’inizio dell’articolo, gli organizzatori sono i soliti che negano il gender ma poi infine lo propagandano e lo “insegnano pure”. Sarà in prima fila il Torino Pride e non mancheranno i rappresentanti del PD, della rete Ready. La mattinata sarà divisa in tre moduli.
Il I dedicato alla “menzogna gender” vedrà impegnati Chiara Bertone – Sociologa della Famiglia, Università del Piemonte Orientale, Vittorio Lingiardi – Università La Sapienza, Alessandro Lombardo – Presidente Ordine Psicologi del Piemonte, Michele Potè – Avvocatura per i Diritti Lgbt ‐ Rete Lenford
Successivamente, sarà il turno di “La Politica e le azioni istituzionali di contrasto Gender”: presenti Sen. Francesca Puglisi ‐ Segreteria naz. PD Responsabile Scuola, Università e Ricerca, On. Micaela Campana della Segreteria naz. PD Responsabile Welfare e Terzo Settore, Sen. Alberto Airola – Diritti LGBT ‐ Movimento 5 Stelle, Ilda Curti – Rete Ready Nazionale.
“Educazione alle differenze” il titolo del III modulo, con Pietro Rapisarda – D.S. IPS J. B. Beccari di Torino, Gianmaria Ajani ‐ Rettore dell’Università degli Studi di Torino, Davide Faraone – Sottosegretario Ministero dell’Istruzione, della Università e della Ricerca (non ancora confermato).
Concluderanno Alessandro Battaglia – Coordinatore Torino Pride GLBT, Elisa Trovò – Responsabile Regionale Coordinamento Genitori Democratici.
Il tutto è stato voluto dalle seguenti associazioni:
AGEDO Torino - Arcigay “Ottavio Mai” Torino
Associazione Culturale e Ricreativa “Sauna 011 Club”
Associazione di Volontariato LAMBDA
Associazione Famiglie Arcobaleno
Associazione GattoNero
Associazione LGBT Quore
Associazione TeSSo
Associazione Viottoli, Pinerolo
Centro Studi e Documentazione “Ferruccio Castellano”
Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni
Gruppo Gayitineris
Gruppo L’Altra Martedì
Gruppo Luna
L’Altra Comunicazione
Maurice GLBTQ
Polis Aperta
RGR Rete Genitori Rainbow
Tessere Le Identità
Ora nascono spontanee alcune domande: Perché a questo evento devono partecipare due alte figure istituzionali dello stato, quali il rettore dell'università di Torino e il sottosegretario del ministero dell'istruzione? Come mai tra le associazioni organizzatrici compare l'associazione "Sauna 011"?
Già le altre non hanno molti titoli per affrontare un tema delicato come l'educazione dei bambini, dei ragazzi, ma questa non solo ne è carente, bensì merita l'esclusione assoluta, dal momento che propone tutta una serie di servizi pornografici per adulti omosessuali, tra cui il "glory holes": visitarne il sito per credere attraverso i propri occhi. È ovvio che qui non interessa educare al bene i giovani ma come circuirli per soddisfare voglie "adultocentriche": si avvicinano alle idee del militante lgbtqi Mario Mieli, che era assai erotizzato dalla purezza dei bambini. Si esagera a dire queste cose? Molto probabilmente no: che motivo c'era di far partecipare la Sauna ad un evento per l'educazione dei giovani? Ma il rettore e il sottosegretario sono a conoscenza di questo aspetto Anche se parteciperanno al convegno, sono consapevoli che il gender non è una finzione? Magari lo sono; peccato che non potranno riconoscerlo. Nel mondo dell'istruzione e della cultura aleggia la censura e il controllo del pensiero unico: pensiamo solo a come i gender studies si sono diffusi in questi ultimi anni: interi dipartimenti sono stati costretti ad adottarli e chiunque abbia provato o provi a far riflettere su di essi ha rischiato, rischia il linciaggio mediatico e l'ostracismo.
Occorre ripeterlo: il gender è una minaccia vera: negata a parole con l'uso di una neo-lingua, purtroppo imposta nel concreto. È un'ideologia; perché è imposta con la forza e non considera la realtà. La conferenza del 22 conferma esattamente ciò.
Il sano realismo filosofico, concreto autentico, richiede, prima di affrontare i problemi, di riflettere, chiedersi le cause all'origine di essi. Solo così si potranno trovare le soluzioni. Le domande sono state poste, si è capito cosa c'è in gioco. Perciò, il Circolo La Croce Torino darà battaglia affinché il rettore Ajani e il sottosegretario Faraone tolgano la propria adesione alla giornata del 22; affinché i giovani di ogni età non si tocchino; affinché l'ideologia gender non influenzi la loro crescita; affinché l'associazione Sauna 011 non venga più coinvolta in eventi che prevedono l'educazione.
Associazione GattoNero
Associazione LGBT Quore
Associazione TeSSo
Associazione Viottoli, Pinerolo
Centro Studi e Documentazione “Ferruccio Castellano”
Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni
Gruppo Gayitineris
Gruppo L’Altra Martedì
Gruppo Luna
L’Altra Comunicazione
Maurice GLBTQ
Polis Aperta
RGR Rete Genitori Rainbow
Tessere Le Identità
Ora nascono spontanee alcune domande: Perché a questo evento devono partecipare due alte figure istituzionali dello stato, quali il rettore dell'università di Torino e il sottosegretario del ministero dell'istruzione? Come mai tra le associazioni organizzatrici compare l'associazione "Sauna 011"?
Già le altre non hanno molti titoli per affrontare un tema delicato come l'educazione dei bambini, dei ragazzi, ma questa non solo ne è carente, bensì merita l'esclusione assoluta, dal momento che propone tutta una serie di servizi pornografici per adulti omosessuali, tra cui il "glory holes": visitarne il sito per credere attraverso i propri occhi. È ovvio che qui non interessa educare al bene i giovani ma come circuirli per soddisfare voglie "adultocentriche": si avvicinano alle idee del militante lgbtqi Mario Mieli, che era assai erotizzato dalla purezza dei bambini. Si esagera a dire queste cose? Molto probabilmente no: che motivo c'era di far partecipare la Sauna ad un evento per l'educazione dei giovani? Ma il rettore e il sottosegretario sono a conoscenza di questo aspetto Anche se parteciperanno al convegno, sono consapevoli che il gender non è una finzione? Magari lo sono; peccato che non potranno riconoscerlo. Nel mondo dell'istruzione e della cultura aleggia la censura e il controllo del pensiero unico: pensiamo solo a come i gender studies si sono diffusi in questi ultimi anni: interi dipartimenti sono stati costretti ad adottarli e chiunque abbia provato o provi a far riflettere su di essi ha rischiato, rischia il linciaggio mediatico e l'ostracismo.
Occorre ripeterlo: il gender è una minaccia vera: negata a parole con l'uso di una neo-lingua, purtroppo imposta nel concreto. È un'ideologia; perché è imposta con la forza e non considera la realtà. La conferenza del 22 conferma esattamente ciò.
Il sano realismo filosofico, concreto autentico, richiede, prima di affrontare i problemi, di riflettere, chiedersi le cause all'origine di essi. Solo così si potranno trovare le soluzioni. Le domande sono state poste, si è capito cosa c'è in gioco. Perciò, il Circolo La Croce Torino darà battaglia affinché il rettore Ajani e il sottosegretario Faraone tolgano la propria adesione alla giornata del 22; affinché i giovani di ogni età non si tocchino; affinché l'ideologia gender non influenzi la loro crescita; affinché l'associazione Sauna 011 non venga più coinvolta in eventi che prevedono l'educazione.
Quotidiano La Croce - 20/11/2015