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sabato 14 novembre 2015
Salmerìa 46.2015
Corruzione nella Chiesa? Sin dai tempi di Giuda
Firenze, scuola annulla la mostra: "I crocifissi urtano i non cattolici"
Abbiamo il desiderio del bene, ma non la capacità di compierlo
Il terrore di Parigi e un monito per tutti noi: Europa, cura te stessa
"Parigi brucia". E' l'11 settembre della Francia Stato di emergenza nazionale. Chiuse le frontiere
L’incapacità di Bergoglio (e non solo, a ruota ci sono pure i Carron) di essere una vera guida spirituale
Attentats à Paris: Pourquoi parler d’une «guerre»
Quando l’Europa aveva la fede, poté sconfiggere le orde musulmane, ma ora?
Parigi 2015
venerdì 13 novembre 2015
lunedì 9 novembre 2015
Perché - L'inizio del confronto
Come
insegna Chesterton confrontarsi illuminati dalla Luce di un lampione,
anche se non conosciamo l'origine di questa luce e non comprendiamo
le ragioni di chi la difende, è più facile; quindi, per non
rimpiangere i bei tempi, quando riuscivamo a guardarci in faccia,
difendiamo il lampione.
"Supponiamo che
nella strada nasca un gran tafferuglio intorno a qualche cosa, per
esempio un lampione a gas, che molte persone autorevoli desiderano
abbattere. Un monaco, vestito di grigio, che rappresenta lo spirito
del Medioevo, è consultato sulla faccenda, e comincia a dire, nell'arido stile degli Scolastici: “Consideriamo anzitutto,
fratelli, il valore della luce. Se la luce è buona in sé...” A
questo punto - il che è in certo modo scusabile - viene travolto;
tutti si lanciano all'assalto del lampione che in dieci minuti è
buttato giù, e se ne vanno congratulandosi a vicenda per il loro
senso pratico così poco medioevale. Ma, coll'andare del tempo, ci
si rende conto che le cose non vanno così bene. Alcuni avevano
buttato giù il lampione perché volevano la luce elettrica; alcuni
perché volevano del ferro vecchio; alcuni perché amavano
l’oscurità, che proteggeva le loro iniquità. Alcuni pensavano che
un lampione non bastasse, altri che era di troppo; alcuni agivano per
smontare la combriccola municipale, altri perché volevano spaccare
qualcosa. Così si combatte nella notte, senza sapere che cosa si
colpisce. Così, gradatamente e inevitabilmente, oggi o domani o il
giorno dopo, torna la convinzione che il monaco dopo tutto aveva
ragione, e che tutto dipende da quale è la filosofia della Luce.
Solo che ora siamo costretti a discutere nel buio quel che avremmo
potuto discutere sotto il lampione a gas.”
(Chesterton da
“Eretici”: Osservazioni preliminari sull'importanza dell’Ortodossia)
Il lampione è
qualunque cosa illumina e mette in evidenza la realtà.
Ogni
spazio che ci è dato, anche il mondo della cultura ove ci troviamo e
che evidenzia l'abisso tra l'uomo e gli animali, ha i suoi
“generatori di luce”.Uno lo abbiamo già citato: Chesterton. Un uomo armato di intelligenza, libertà e amore per il bene, il bello e il vero; capace di mettere in mostra la realtà: le sue parole sono come luce. Per fortuna, non è il solo, altri grandi maestri continuano a fornirla.
Il mondo ci ha influenzato in modo tale che la natura di noi stessi è la struttura che ci è imposta.
Per vivere e parlare all'interno della nostra cultura dobbiamo escludere la versione vera; dobbiamo abbattere il “lampione” e vivere nel buio. Non possiamo parlare, dobbiamo accettare, in un certo senso, l'immagine della nostra condizione come è definita dai media.
La verità è inaccessibile in termini culturali, questo perché non ha a che fare con una cultura vera e propria, bensì con una prassi violenta o ideologia. Un tempo era quella marxiana, mito dell'uomo nuovo proletario e ateo, oggi è quella dell'inconsistenza, tipica dell'astratto o del fluido: il gender.
La cultura non può essere ciò che contrappone alla natura un'immagine falsata.
Noi, che ci accingiamo a iniziare con questo blog una grande avventura, racconteremo di loro, anzi, faremo di più, prenderemo esempio da loro, per provare a generare anche noi “luce” attraverso il riportare pensieri e giudizi su ciò che accade in ogni ambiente dell'agire umano.
Al nostro tempo, le mura della dignità umana tremano colpite dalle macchine da guerra della propaganda ideologica: giornali, leggi, sentenze, parlamenti, lobby finanziarie cercano di manipolare la realtà fino a nascondere la Verità.
Qualcosa può fare la differenza: il considerare sé e gli altri come esseri umani. L'ideologia non è che il tentativo di creare l'uomo attraverso una cultura non al suo servizio, quindi non in grado di evidenziarne la specificità, di testimoniarne la dignità irriducibile, perché rapporto con l'Infinito.
Dobbiamo essere coscienti di quello che succede: la versione falsa della realtà è quella che sembra la più ragionevole, razionale.
Dunque, il primo campo
di battaglia è la cultura. Occorre armarsi di buone letture e buone
parole. La penna ferisce più di un'arma bianca, è il caso di dirlo.
Per questo le nostre parole scritte saranno come baionette, che
useremo per difendere il sacro confine dell'uscio di casa e la
sacralità della vita umana.
Quello
che faremo parte da valori che hanno una forma ben definita e non
sono come il pongo, che adatta la sua forma sulla base delle forze
che lo schiacciano.
Quello
che ci interessa non è fare meno danni possibili o imparare ad
adattarci, ma scoprire sempre con più profondità il valore di ciò
che il lampione illumina, scoprire l'evidenza che non si potrà
mai eliminare: tutto ciò
che esiste ha un'origine.