lunedì 9 novembre 2015

Perché - L'inizio del confronto

Come insegna Chesterton confrontarsi illuminati dalla Luce di un lampione, anche se non conosciamo l'origine di questa luce e non comprendiamo le ragioni di chi la difende, è più facile; quindi, per non rimpiangere i bei tempi, quando riuscivamo a guardarci in faccia, difendiamo il lampione.
"Supponiamo che nella strada nasca un gran tafferuglio intorno a qualche cosa, per esempio un lampione a gas, che molte persone autorevoli desiderano abbattere. Un monaco, vestito di grigio, che rappresenta lo spirito del Medioevo, è consultato sulla faccenda, e comincia a dire, nell'arido stile degli Scolastici: “Consideriamo anzitutto, fratelli, il valore della luce. Se la luce è buona in sé...” A questo punto - il che è in certo modo scusabile - viene travolto; tutti si lanciano all'assalto del lampione che in dieci minuti è buttato giù, e se ne vanno congratulandosi a vicenda per il loro senso pratico così poco medioevale. Ma, coll'andare del tempo, ci si rende conto che le cose non vanno così bene. Alcuni avevano buttato giù il lampione perché volevano la luce elettrica; alcuni perché volevano del ferro vecchio; alcuni perché amavano l’oscurità, che proteggeva le loro iniquità. Alcuni pensavano che un lampione non bastasse, altri che era di troppo; alcuni agivano per smontare la combriccola municipale, altri perché volevano spaccare qualcosa. Così si combatte nella notte, senza sapere che cosa si colpisce. Così, gradatamente e inevitabilmente, oggi o domani o il giorno dopo, torna la convinzione che il monaco dopo tutto aveva ragione, e che tutto dipende da quale è la filosofia della Luce. Solo che ora siamo costretti a discutere nel buio quel che avremmo potuto discutere sotto il lampione a gas.” 
(Chesterton da “Eretici”: Osservazioni preliminari sull'importanza dell’Ortodossia)

Il lampione è qualunque cosa illumina e mette in evidenza la realtà.
Ogni spazio che ci è dato, anche il mondo della cultura ove ci troviamo e che evidenzia l'abisso tra l'uomo e gli animali, ha i suoi “generatori di luce”.
Uno lo abbiamo già citato: Chesterton. Un uomo armato di intelligenza, libertà e amore per il bene, il bello e il vero; capace di mettere in mostra la realtà: le sue parole sono come luce. Per fortuna, non è il solo, altri grandi maestri continuano a fornirla.

Il mondo ci ha influenzato in modo tale che la natura di noi stessi è la struttura che ci è imposta.
Per vivere e parlare all'interno della nostra cultura dobbiamo escludere la versione vera; dobbiamo abbattere il “lampione” e vivere nel buio. Non possiamo parlare, dobbiamo accettare, in un certo senso, l'immagine della nostra condizione come è definita dai media.
La verità è inaccessibile in termini culturali, questo perché non ha a che fare con una cultura vera e propria, bensì con una prassi violenta o ideologia. Un tempo era quella marxiana, mito dell'uomo nuovo proletario e ateo, oggi è quella dell'inconsistenza, tipica dell'astratto o del fluido: il gender.
La cultura non può essere ciò che contrappone alla natura un'immagine falsata.

Noi, che ci accingiamo a iniziare con questo blog una grande avventura, racconteremo di loro, anzi, faremo di più, prenderemo esempio da loro, per provare a generare anche noi “luce” attraverso il riportare pensieri e giudizi su ciò che accade in ogni ambiente dell'agire umano.

Al nostro tempo, le mura della dignità umana tremano colpite dalle macchine da guerra della propaganda ideologica: giornali, leggi, sentenze, parlamenti, lobby finanziarie cercano di manipolare la realtà fino a nascondere la Verità.

Qualcosa può fare la differenza: il considerare sé e gli altri come esseri umani. L'ideologia non è che il tentativo di creare l'uomo attraverso una cultura non al suo servizio, quindi non in grado di evidenziarne la specificità, di testimoniarne la dignità irriducibile, perché rapporto con l'Infinito.

Dobbiamo essere coscienti di quello che succede: la versione falsa della realtà è quella che sembra la più ragionevole, razionale. 

Dunque, il primo campo di battaglia è la cultura. Occorre armarsi di buone letture e buone parole. La penna ferisce più di un'arma bianca, è il caso di dirlo. Per questo le nostre parole scritte saranno come baionette, che useremo per difendere il sacro confine dell'uscio di casa e la sacralità della vita umana.

Quello che faremo parte da valori che hanno una forma ben definita e non sono come il pongo, che adatta la sua forma sulla base delle forze che lo schiacciano.

Quello che ci interessa non è fare meno danni possibili o imparare ad adattarci, ma scoprire sempre con più profondità il valore di ciò che il lampione illumina, scoprire l'evidenza che non si potrà mai eliminare: tutto ciò che esiste ha un'origine.