domenica 3 giugno 2018

Lettera dal fronte: L’infiorata segno dell’oblazione della nostra vita

Per la Processione del Corpus Domini in molte parrocchie d’Italia, soprattutto nel Centro e nel Sud, si è soliti realizzare l’infiorata vale a dire dei tappeti floreali su cui passa la processione ed il Santissimo Sacramento. Quello che segue è un articolo (cui ne possono seguire anche altri) frutto di una riflessione pluriannuale del sottoscritto che si occupa dell’infiorata nella sua Parrocchia dal 2001.


Se chiedessimo in che cosa consista la solennità del Corpus Domini, sono sicuro, la maggior parte degli intervistati risponderà: nell’infiorata. Che cos’è, però, che lega questa “forma d’arte” ad una delle più importanti e solenni festività della Chiesa?

L’infiorata, come dice lo stesso nome, è una composizione di fiori.

Il fiore è il regalo per eccellenza: è costoso ed è destinato a morte breve e sicura. Chi regala un fiore, poi, è consapevole della “spesa inutile” che compie ma ritiene che chi lo riceverà sia degno di un’attenzione particolare, di un’offerta totale e non calcolata.

Non sto dicendo cose assurde ed astratte, semplicemente non ce ne accorgiamo. La dimostrazione di quanto ho appena detto sta nel fatto che portiamo (o meglio offriamo) i fiori ai nostri defunti, cioè a persone che non potranno mai dirci se hanno gradito o meno quella spesa. Si offrono fiori alla persona amata o a cui si vuole più bene perché riconosciamo che ne sono degni.

Ma se i fiori si offrono a chi è degno di riceverli, chi ne è degno per eccellenza è solo Dio, in quanto Bene Assoluto. La liturgia ci insegna che i fiori sono segno della nostra totale offerta a Dio: come il fiore è reciso e non può più contare su sé stesso per vivere, così noi ci buttiamo nelle mani di Dio Padre, chiedendo ed attendendo da lui «redenzione, sicurezza di vita e salute»1. È ovvio che un’offerta, per essere tale non deve pretendere niente in cambio: non si loda una persona perché se ne ha bisogno ma perché ne è degno.

L’infiorata è segno della nostra oblazione a Dio che si è offerto completamente per noi nel sacrificio della Croce e che continua a donarsi a noi, in modo incruento, nel Sacramento dell’Eucaristia. È oblazione perché non produce niente ma costa molto. Difatti, l’infiorata, è frutto di giorni di lavoro e può essere fatta o alle prime luci del giorno o sotto il solleone del primo pomeriggio.

L’infiorata è anche simbolo della nostra stessa vita: Cristo deve entrare nella nostra vita allo stesso modo in cui Egli passa sopra i fiori, “distruggendo” e dissipando i nostri sforzi. Per chi fa la vera infiorata, e non una semplice pittura con un soggetto religioso, non importa chi veda il disegno: Dio già lo ha visto; non importa che non si rovini: anzi, si augura che Cristo ci passi sopra.

La misura della bellezza del soggetto, quindi, non è il fotografo oppure i complimenti ma deve essere questa: è bello questo disegno per il mio Dio, Bellezza Infinita?

Noi abbiamo perso il senso della bellezza. Quando entro in una chiesa contemporanea mi sembra di essere entrato in una tempio protestante: che cosa manca? La Bellezza. Quella bellezza che l’Incarnazione e la Chiesa hanno santificato: la pittura, la scultura, le vetrate. «Tutto è buono e bello perché tutto è verità» dice Dostoevskij2.

Oggi si rischiano troppo facilmente due eccessi: o scordare la bellezza in nome di una verità mai ben precisata (il pauperismo sfrenato di tanti cattolici progressisti) oppure di allontanarci dalla Verità. Per capire quest’ultima affermazione farò un esempio lampante a proposito delle infiorate di interesse turistico ed artistico: queste rischiano molto facilmente (se già non lo fanno) di perdere di vista il loro fine specifico. Esse non guardano a Cristo (cioè alla Verità) ma guardano solo alla bellezza con la b minuscola perché la Bellezza in Assoluto è solo Dio.

In effetti con queste considerazioni tutto cambia radicalmente perché sappiamo che il nostro non è un lavoro fine a sé stesso.

L’infiorata assume anche un carattere mistagogico con un linguaggio semplice e immediato anche per i bambini. Io stesso oggi mi trovo ad insegnare i “trucchi” e a dare consigli o spiegazioni a ragazzi che hanno la stessa età in cui io ho cominciato a disegnare con i fiori. Durante questi momenti, poi, posso conoscerli meglio e continuare il mio compito di catechista anche fuori dalle quattro mura dell’aula parrocchiale.

Una generazione tramanda all'altra una tradizione3 che è simbolo del nostro perpetuo grazie a Dio per i suoi infiniti doni.

Non è possibile, poi, separare o disgiungere l’infiorata dalla processione: avremmo fatto solamente un’opera d’arte, magari con un bellissimo soggetto sacro, ma nient’altro. È praticamente inutile fare l’infiorata e poi non andare in processione o, peggio ancora, stare a guardare la processione in attesa dei tanto agognati ringraziamenti e complimenti: che «servi inutili»4 saremmo?

Vorrei finire con questo invito: quando, durante la processione, vi sentirete stanchi e magari anche affamati, offrite in silenzio tutte le vostre fatiche al Sacro Cuore di Gesù: «Cuore divino di Gesù, io ti offro per mezzo del cuore immacolato di Maria, Madre della Chiesa, in unione al sacrificio eucaristico le preghiere e le azioni, le gioie e sofferenze di questo giorno, in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del Divin Padre. Amen.»5

«Il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà»6




____________________
1 - Messale Romano, Preghiera Eucaristica N.1.
2 - Dostoevskij, I Fratelli Karamazov.
3 - Cfr. Sal. 145, 5
4 - Cfr Lc 17, 7-10
5 - Preghiera per l’offerta della giornata al Sacro Cuore di Gesù.
6 - Mt 6,6.






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